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Il museo in una scarpa

Massimiliano Capella

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La perdita della valigia della cantante Grazia di Michele ha creato l’unico elemento di suspense nella cronaca sanremese dell’ultimo Festival, suscitando curiosità sul contenuto della valigia che, come affermato dalla stessa cantante, custodiva le preziose scarpe ideate, disegnate e dipinte a mano dal giovane designer italiano Riccardo Rizieri, che fin dal suo debutto ha privilegiato creazioni haute couture, nate da una ricerca costante sui materiali spesso di difficile reperimento.

In occasione del Salone del Mobile di Milano, dall’8 al 14 aprile, le creazioni Rizieri realizzate dal 2009 sono esposte in una mostra che illustra lo stretto rapporto tra il designer e l’arte del Novecento, più volte sfociato in collezioni decisamente innovative nate dallo studio del segno impressionista, costruttivista e pittorico di Monet, Mondrian, Pollock, Henry Rousseau e Malevic.

La serie di tele con la «Cattedrale di Rouen» dipinte nel 1894 da Claude Monet è all’origine della collezione 2013 caratterizzata da scarpe dall’effetto pittorico ottenuto dal contrasto tra pelle e tessuto, affiancati e sovrapposti nella maggior parte dei modelli, con grafiche lavorate con una tecnica 3d.

Risale invece al 2012, anno del centenario della nascita di Jackson Pollock (1912-56), il modello di scarpa in raso di seta open toe, caratterizzato da un dripping di sfumature sui toni bruciato e kaki mescolati a glitter drops, apertamente ispirato alla tecnica del maestro dell’Action painting. Il lavoro sul colore è certamente l’elemento distintivo del percorso creativo di Rizieri che ha scelto, tra l’altro, di applicare alle sue scarpe una suola fucsia divenuta segno riconoscibile.

Meritano una citazione anche i modelli nati dallo studio di edifici ed elementi architettonici di Londra e di San Pietroburgo, quale omaggio al Diamond Jubilee per i 60 anni di regno della regina Elisabetta II e ai trecento anni della fondazione della città degli zar.

Tra i modelli prediletti dallo stesso designer vi sono però gli omaggi a Malevic che, probabilmente per la natura stessa del segno dell’artista russo, «rivelano una perfetta armonia tra la scarpa, oggetto del desiderio prediletto da ogni donna, e le grafiche astratte e geometriche del padre del Suprematismo».

Massimiliano Capella, 03 aprile 2015 | © Riproduzione riservata

Il museo in una scarpa | Massimiliano Capella

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