Olga Scotto di Vettimo
Leggi i suoi articoliEsecuzione metodica, che sfida il tempo e le certezze della tecnica, ma anche organizzazione puntuale, scandita in giornate di lavoro, quantificabili in sessioni dalla durata di mesi, definiscono la nuova produzione ad affresco, realizzata da Anri Sala (Tirana, 1974) durante il soggiorno a Napoli e confluita nella personale alla Galleria Alfonso Artiaco visitabile fino al 4 novembre.
La sintesi visiva, ottenuta dall’accostamento di materiali diversi, consente all’artista albanese di conseguire un effetto di grande impatto percettivo. Il volume del frammento marmoreo disposto sulla superficie piana dell’affresco produce una continuità di lettura pur nel passaggio dalla tridimensionalità della pietra metamorfica alla bidimensionalità del segno e del colore.
Da un lato il marmo (cipollino, radica e tartaruga) e dall’altro il pigmento pittorico producono soluzioni formali astratte e figurative che riecheggiano il tema della natura (il paesaggio di nuvole della serie «Surface to Air») attingendo anche dalla storia dell’arte (come nella serie «Legenda Aurea Inversa») e, più precisamente, dal ciclo realizzato da Piero della Francesca nella Basilica di San Francesco ad Arezzo.
Infine, su due tavoli della galleria sono disposti «Fragmentarium I (Morning)» e «Fragmentarium II (Afternoon, Afternoon Slightly After/Radica)», assemblaggi di elementi di intonaco provenienti dalle fessure emerse al termine di ore di lavoro e che rinviano ad affreschi strappati, come provenienti da scavi archeologici. Un riferimento questo alla vicina Pompei, che Sala amplifica attraverso il suono della tibia, antico strumento a fiato che alimenta l’inganno spazio-temporale dell’intero progetto.
Articoli precedenti
Il restauro degli arredi e degli apparati decorativi della prima anticamera rappresenta il primo passo di un complessivo ripristino dell’allestimento storico dell’Appartamento di Etichetta
Il 29 febbraio si concludono le Celebrazioni vanvitelliane. Dal primo marzo circa 3mila metri quadrati, rifunzionalizzati, ospiteranno attività educative, una sala convegni, un nuovo bookshop e un’area per le mostre temporanee
A Caserta una ventina di opere dell’artista napoletano, che «da sempre lavora a scarnificare il corpo della pittura per portarlo alla struttura terminale, lo scheletro»
Due grandi artisti americani, che hanno esaminato le strutture linguistiche dell’arte del ’900, protagonisti nella galleria partenopea