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Camilla Sordi
Leggi i suoi articoliNel silenzio di una pergamena antica si raccoglie tutto ciò che il tempo non riesce a cancellare. Il Mahzor Rothschild di Vienna sembra provenire da una preghiera sospesa, un respiro che attraversa seicento anni e arriva intatto fino a noi con le sue miniature in oro lucido, i blu profondi, le creature gotiche che si affacciano dai margini. Le orazioni del Capodanno ebraico scorrono come una melodia costante, impreziosite da un immaginario che tiene insieme rito e meraviglia. Ogni pagina conserva il gesto dell'artista che nel 1415 l'ha realizzato e l’impronta ideale delle comunità ebraiche che nei secoli successivi lo hanno sfogliato durante le festività di Rosh Hashanah e Yom Kippur.
Il 5 febbraio 2026, Sotheby’s New York presenterà questo manoscritto in asta. L’opera è considerata uno dei più importanti libri di preghiere ebraici illustrati del Medioevo oggi disponibili sul mercato, rarità accresciuta dal fatto che negli ultimi cento anni soltanto un altro mahzor miniato medievale è apparso in vendita. La stima del lotto è compresa tra 5 e 7 milioni di dollari, cifra che riflette il valore storico, artistico e collezionistico del manoscritto. Prima dell’asta sarà esposto nella nuova sede di Sotheby’s nel Breuer Building e in diverse tappe tra Los Angeles e New York.
Il Mahzor appartiene alla ristretta tradizione ashkenazita dei libri di preghiera illustrati, fiorita nella Germania meridionale nel XIII secolo. Di questi esemplari ne restano meno di venti. L’opera Rothschild, pensata per un uso collettivo, raccoglie la poesia liturgica dei piyyutim e una decorazione che richiama la scuola miniaturistica del Lago di Costanza, con pannelli architettonici, fogliami intrecciati e animali fantastici resi con pigmenti ancora sorprendentemente vivi. La storia dell’opera attraversa fasi di grande vulnerabilità. A pochi anni dalla sua realizzazione, la comunità ebraica di Vienna subì le persecuzioni del 1420-21. Il libro continuò comunque a circolare e nelle generazioni successive accolse annotazioni che adattavano le preghiere alle usanze ashkenazite occidentali, tracce del suo viaggio tra nuove comunità.
The Rothschild Vienna Mahzor, 1415 , Dedication Page. Courtesy of Sotheby's
Rothschild Vienna Mahzor, 1415, folio 190. Copyright credit Ardon Bar Hama
Nel XIX secolo entrò nella celebre collezione dei Rothschild. Nel 1842 Salomon Mayer von Rothschild lo acquistò a Norimberga come dono per il figlio Anselm e il manoscritto venne arricchito da uno stemma baronale e da una dedica che ne sottolineava il significato familiare. Passò poi a Nathaniel Rothschild e infine ad Alphonse, erede della residenza di Theresianumgasse e delle collezioni d’arte più importanti della casata.
Con l’Anschluss del 1938 cambiò tutto. Il palazzo dei Rothschild fu confiscato e le collezioni disperse. Il Mahzor giunse alla Biblioteca Nazionale Austriaca senza inventario e vi rimase per decenni, nascosto da un errore di catalogazione. Solo gli studi degli anni Novanta riportarono alla luce la sua provenienza, grazie al riconoscimento dello stemma e dell’iscrizione dedicatoria. Nel 2021 fu esposto al Museo Ebraico di Vienna e nel 2023 la commissione austriaca per la restituzione lo riconsegnò agli eredi di Alphonse e Clarice Rothschild. È il punto d’arrivo di una vicenda di perdita, silenzio e riscatto.
Ora il Mahzor Rothschild di Vienna torna visibile nella piena complessità della sua storia. Un libro che attraversa i secoli grazie alla forza della sua materia e alla tenacia di chi ha voluto ricostruirne il percorso. La prossima asta ne segna il ritorno nel mondo dei grandi capolavori ebraici, con una stima che ne misura il valore economico ma non esaurisce quello simbolico, ancora capace di emozionare chi oggi lo osserva.
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