Nicola Zanella
Leggi i suoi articoliEcco a voi Valentina Ciarallo: curatrice e storica dell’arte, ma soprattutto una delle figure che per prime ha capito le potenzialità e le caratteristiche peculiari dell’unione tra arte e azienda. Molti i progetti realizzati e altrettanti quelli in arrivo.
Da curatrice, qual è secondo lei il valore aggiunto che un’impresa può dare alla formazione e alla carriera di un artista?
Il fatto che l’artista sia stimolato a confrontarsi con contesti non strettamente legati al mondo dell’arte, come luoghi espositivi diversi, un audience eterogenea e persone non sempre «addette ai lavori», gli consente di immaginare e sviluppare idee per un pubblico più ampio e diversificato. In questo modo l’arte arriva in maniera capillare e trasversale offrendo maggiore visibilità all’artista. Inoltre, alcune imprese danno la possibilità di usufruire di programmi di formazione e workshop che sostengono gli artisti nello sviluppo di nuove competenze, fornendo stimoli creativi e opportunità di crescita professionale significative per la loro ricerca e carriera.
E viceversa, qual è il valore aggiunto che l’arte dà alle imprese? Accrescere la reputazione…
L’arte in questo caso diventa strumento di marketing rafforzando la propria brand reputation e awareness. Con l’arte si reinventa il linguaggio aziendale. Si istaura un rapporto di progettualità condivisa con vantaggi reciproci, sia per l’azienda che per l’artista. L’integrazione dell’arte promuove una cultura aziendale più dinamica e inclusiva. Molte imprese stanno interpretando la bellezza in ottica allargata e di restituzione alla società. Sintetizzando si potrebbe tradurre come una nuova «economia della bellezza» per le aziende.
Ha lavorato spesso con le partecipate di Stato. Qualche aneddoto o ricordo?
Sono stati tutti progetti sviluppati su scala nazionale. Vedere realizzato e distribuito presso tutti gli uffici postali l’iconico pacco giallo per le spedizioni, trasformato in opera d’arte e reso disponibile sia per l’uso che come oggetto da collezione, ha contribuito a rendere l’arte contemporanea un po’ più accessibile a tutti. Come anche il premio per l’arte contemporanea «L’Arte che Accadrà», nato nel 2016 e promosso dal gruppo di comunicazione integrata HDRÀ, che ha sostenuto la creatività di giovani artisti e sviluppato un modo nuovo di premiazione del vincitore attraverso il coinvolgimento diretto dei dipendenti: una nuova modalità di condivisione e di partecipazione collettiva. Studi autorevoli hanno confermato che portare l’arte nelle aziende aumenta il coinvolgimento, la curiosità e la soddisfazione dei dipendenti, con ricadute positive sulla produttività. Inoltre, vedere illuminati monumenti iconici delle città-tappe di arrivo del 105mo Giro d’Italia, promosso da Enel, e permettere al grande pubblico di godere dell’arte urbana è stata una bella sfida e fonte di grande soddisfazione.
Ci racconti dell’ultimo progetto all’Hotel Portrait di Milano.
Collaboro con il Gruppo alberghiero Lungarno Collection di proprietà della Famiglia Ferragamo da diversi anni, in particolare per il Gallery Hotel Art di Firenze dove curo i progetti espositivi. Nel 2022 è nato Portrait Milano, brand di hotellerie e punta di diamante del gruppo. Non è solo un hotel, ma una vera destinazione nel cuore della città. Con la sua ampia corte interna restituita ai cittadini da dicembre 2022 e i suoi accessi principali (tra cui il portale di Francesco Maria Richini, capolavoro dell’arte barocca, e l’ingresso su via di Sant’Andrea), il complesso dell’ex Seminario Arcivescovile del 1565 diventa il nuovo palcoscenico della contemporaneità in connessione con il tessuto urbano. Il progetto «Walking in Milan» dell’artista britannico Julian Opie, visitabile fino al 27 agosto, nasce dall’idea di rendere l’emblematica piazza del Quadrilatero sempre più dinamica, favorendo l’interazione tra il visitatore e l’architettura circostante. Un anno fa passeggiando nella piazza ho immaginato come le iconiche figure stilizzate e colorate di Julian Opie potessero integrarsi perfettamente con lo spazio e l’architettura circostante e creare connessione tra e con le persone a passeggio: una piazza-gioello che rivive la storia del luogo attraverso il linguaggio contemporaneo, unico e immediato di Opie. Da qui l’idea di «Walking in Milan»: otto nuove sculture monumentali delle serie «walking figures», collocate su grandi basamenti. Le imponenti figure tridimensionali, ritratte di profilo mentre camminano, sono connotate da un’estetica minimale tipica dell’artista, riconoscibile per l’uso di contorni netti e colori contrastanti. Ispirandosi alla statuaria classica, nella quale i grandi personaggi venivano posti sopra i piedistalli, Opie reinterpreta il concetto di scultura antica e propone un nuovo canone di auto rappresentazione. I protagonisti di oggi sono i soggetti comuni, scelti dalla strada, colti nella loro spontaneità e nei loro gesti ordinari. C’è una bellezza in ogni figura che cammina a un’andatura individuale, una bellezza dell’oggi che Opie riesce a catturare insieme all’essenza dei soggetti, permettendo a ciascuno di riconoscervisi. «Il faut être de son temps», diceva il pittore dell’ottocento Honoré Daumier. Credo che questo progetto rinnovi ampiamente l’impegno di Portrait Milano di essere una destinazione sempre aperta, accogliente e inclusiva, pronta a offrire alla città momenti di incontro, contenuti e spazi di cui godere e arricchirsi.
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