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David Yarrow all'opera

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David Yarrow all'opera

Gli incontri selvaggi di David Yarrow ai confini del mondo

Il fotografo scozzese, celebre per i suoi reportage di natura, presenta a Milano il suo ultimo libro

Chiara Coronelli

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Milano. Preparazione tecnica e sfida fisica, logistica e improvvisazione, ricerca meticolosa e coraggio, sono tra le componenti del lavoro di David Yarrow, definito «best selling wildlife photographer», famoso per i suoi reportage di natura tradotti in opere fine art.

Il fotografo scozzese, nato a Glasgow cinquant’anni fa, il 16 novembre incontrerà il pubblico italiano alla Triennale di Milano, per presentare i suoi Wild Encounters, ultimo libro appena pubblicato da Rizzoli New York. Nominato Nikon Ambassador, e sostenuto dall’organizzazione Tusk Trust, alla quale l’autore devolverà le royalty, Yarrow ha l’onore di una prefazione firmata dal principe William che, senza nascondere il suo entusiasmo, ha dichiarato che le sue fotografie hanno il potere di influenzare il nostro modo di vedere il regno animale.

Il volume ripercorre le esplorazioni degli ultimi cinque anni non solo in Africa, il continente che più di ogni altro ha ripreso, ma anche in altre terre tra le quali Giappone, Alaska e Antartide. «Cerco di trovare luoghi, dice, troppo estremi, impraticabili e pericolosi perché altri ci vadano», e li trova ai confini del mondo, in regioni remote, dove gli animali sono in pericolo di estinzione, dove l’habitat è diventato nemico. Tra i suoi scatti troviamo gli orsi polari nell’isola di Barter e la femmina di grizzly con i cuccioli nell’isola di Kodiak, la leonessa ritratta ad Amboseli, il rinoceronte che avanza ripreso in una riserva della Tanzania, il lupo che cammina sul bancone di un bar in una città fantasma americana, dove non è la prima volta che sperimenta la messa in scena di una «wilderness» artificiale: sono solo pochi esempi di una carrellata infinita di avventure, in ognuna delle quali Yarrow ha dovuto ingaggiare una sorta di combattimento, fatto soprattutto di rispetto e passione, oltre che di pazienza.

«Per andare in missione fotografica, dichiara, c’è molto di più di una preparazione sulla carta, ci sono la spontaneità, le competenze delle persone e la rapidità del pensiero e tutto questo è molto più della semplice abilità fotografica. Per fare un buon lavoro si richiede a se stessi un rispetto per la logistica ,anzi questo è ciò che un fotografo deve essere, un esperto di logistica». Ma questo non basta a spiegare certe angolazioni, come le riprese dal basso e ravvicinate; le belve che vengono incontro all’obiettivo, e che sembrano sul punto di scavalcarlo; lo scatto che arriva quasi al contatto fisico, a volte attivato da remoto; il momento unico in cui il soggetto riesce a esprimere la propria forza insieme alla bellezza, e tutta l’intelligenza di una natura che va difesa e preservata. È qui che Yarrow si affida al fiuto del suo sguardo, alla passione per un mondo dove niente è scontato e dove quello che importa è cercare il contatto con un’energia sconosciuta perché non umana.

A marzo 2017 David Yarrow tornerà a Milano per Mia Photo Fair, proposto dalla Galleria Paola Colombari.

David Yarrow all'opera

Una fotografia tratta dal volume di David Yarrow: «Grumpy Monkey»

Una fotografia tratta dal volume di David Yarrow: «Heaven can't wait»

Una fotografia tratta dal volume di David Yarrow: «The Wolf of Main Street»

Una fotografia tratta dal volume di David Yarrow: «Hello»

Un ritratto di David Yarrow

Una fotografia tratta dal volume di David Yarrow: «The last of the big hunters»

La copertina del volume

Chiara Coronelli, 15 novembre 2016 | © Riproduzione riservata

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