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Alessandro Morandotti
Leggi i suoi articoliLa prosa torrentizia dell’assessore di Urbino Vittorio Sgarbi, in un intervento sullo scorso numero (p. 19), restituisce l’idea che la mostra nel Palazzo Ducale di Urbino dedicata alla cosiddetta «Bella Principessa» sia un’iniziativa voluta dalla Soprintendenza locale. E soprattutto che le mie perplessità in merito alla scelta di esporre in quel qualificato contesto un’opera discussa di collezione privata, ora in mostra presso il Comune di Lugano dopo che il locale Museo ha rifiutato di esporla nella propria sede, si estendessero anche ad altre attività espositive visibili nello stesso palazzo, quale la meritoria mostra (questa sì fortemente voluta dalla Soprintendenza locale) dedicata alla ricostruzione dello Studiolo di Federico da Montefeltro. È un’illazione del tutto infondata. Fare di tutta l’erba un fascio è invece strategico per Sgarbi, principale se non unico promotore, nella sua qualità di «uomo di governo» locale, della mostra del presunto Leonardo di collezione privata. È quindi solo il potere pubblico dell’assessore ad avere garantito la presenza della «Bella Principessa» nella Galleria Nazionale delle Marche a Urbino, la stessa autorità che gli ha permesso di esporre in quello stesso illustre edificio un dipinto non indimenticabile della propria collezione privata: la «Cleopatra» di Artemisia Gentileschi, di cui svetta ora l’immagine sulla facciata del Palazzo Ducale di Urbino.
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