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Loretta Vandi
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E. Alliez e J.-C. Bonne propongono di leggere l’arte contemporanea come esperienza di pensiero, senza rinunciare a parlare della visualità. Un testo dal taglio filosofico-critico che, centrato sulle figure di Matisse e Duchamp, si apre poi verso E. Neto, D. Buren, H. Oiticica, G. Matta-Clark e G. Brus.
Fare arte è pensare «altrimenti»: da ciò l’anti-pittura, l’anti-architettura e l’anti-scultura che hanno sempre bisogno, tuttavia, di musei e gallerie, dello spazio esterno, dell’osservatore nonché delle idee sviluppate per l’arte e nell’arte. I veri protagonisti dell’arte contemporanea sarebbero, per gli autori, le forme decorative e il colore che, abbandonata la tela, hanno preso possesso dell’ambiente.
Si può «disfare l’immagine dell’arte contemporanea» e scriverne ugualmente la storia?
Certo, tracciandone la genealogia, lo sviluppo, gli influssi e parlando anche di archeologia, con la fondamentale differenza che i resti dell’arte del XX secolo sono ancora integrati nell’arte del XXI.
Défaire l’image. De l’art contemporain
di Eric Alliez e Jean-Claude Bonne
Les presses du réel, Parigi 2013
611 pp.
€ 39,00
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