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Dal Forte Spagnolo al Mattatoio: solo i capolavori

L’Aquila. Dopo tanti ritardi e promesse mancate, forse ci siamo: tra fine giugno e luglio verrà inaugurata una nuova sede del MuNd’A, il Museo Nazionale d’Abruzzo che occupava il Forte Spagnolo, castello di L’Aquila semidistrutto dal sisma del 2009 e ancora in restauro per i prossimi anni. Ma solo una parte delle opere del museo sarà ospitata nella struttura dell’ex Mattatoio comunale, un edificio di archeologia industriale costruito negli anni ’30, il cui restauro è iniziato tra incertezze e polemiche nel 2010. Doveva essere pronto nel 2013, ma l’attesa si è prolungata di altri due anni. In realtà i soldi del Mibact, in tutto 6 milioni di euro, non sono stati sufficienti a completare i lavori previsti: sono stati ingoiati dai lavori strutturali, una grossa parte per quelli antisismici. Quindi c’è ancora molto da fare.
Il nuovo museo è in una posizione strategica, accanto alla stazione e di fronte alla celebre Fontana delle 99 Cannelle, restaurata dal Fai. I lavori sono stati accelerati e completati da Lucia Arbace, da tre mesi direttore del Polo Museale d’Abruzzo. Nel nuovo MuNd’A il pubblico potrà vedere 120 opere, un quarto delle 500 prima custodite al Forte Spagnolo. Ci sarà però il meglio: «Esporremo i capolavori identitari dell’arte in Abruzzo dal Medioevo al Barocco, spiega la Arbace. Si potrà finalmente rivedere il famoso “Trittico di Beffi”, capolavoro tardogotico che in questi anni è stato ambasciatore nel mondo della tragedia di L’Aquila e del suo straordinario patrimonio. Esposto in diversi musei americani con un milione di visitatori, da due anni è conservato nel salone della Banca d’Italia a L’Aquila. Ci saranno anche il Cristo di Penne, la Madonna di Calascio (restaurati con 100mila dollari donati dalla Wiegand Foundation di Reno, Nevada), il “Martirio di San Bartolomeo” di Mattia Preti e le altre opere (sculture, terrecotte, polittici) ridotte in frantumi dal sisma e tutte restaurate».
Nell’ex Mattatoio c’è una sala introduttiva dedicata all’archeologia della regione mentre le opere rinascimentali costituiranno il nucleo centrale della collezione. Mancheranno l’800 e il ’900, che richiederebbero spazi ben più ampi di quelli dell’ex Mattatoio del quale è stata recuperata meno della metà dei 4mila mq dell’area totale. In attesa che si concludano i restauri del Forte Spagnolo, promette Lucia Arbace, «cercherò di rendere fruibili queste opere a rotazione in altre sedi museali, soprattutto il Castello di Celano e la Badia Morronese di Sulmona». Disponibili per mostre temporanee, spera la Arbace, anche gli spazi rinnovati di un piccolo gioiello, l’ex convento di Santa Maria del Soccorso a L’Aquila, il cui restauro, con fondi Arcus, è quasi concluso.
Il MuNd’A è quindi destinato ad articolarsi in più sedi, collegate tra loro nella rete del Polo Museale d’Abruzzo nato dalla recente riforma del Mibact. L’apertura del Mattatoio può essere l’inizio di una svolta per i beni culturali della regione, che aspettano da sei anni di riemergere da depositi e lenti restauri. Mancano però intere parti della struttura e alcuni servizi, e ogni cosa è ridimensionata rispetto al progetto originario. Per di più gli spazi disponibili, già ridotti, devono essere condivisi con gli uffici del Polo Museale ancora senza sede. Insomma, dopo tanti ritardi è prevalsa la volontà prioritaria di «partire e aprire» almeno i primi spazi: un ennesimo rinvio sarebbe stato inaccettabile. Così Lucia Arbace ha scelto di saltare ogni ostacolo e una immediata restituzione di tanti capolavori alla città è diventata un traguardo inderogabile. Finalmente. Ma è davvero un peccato sia stato mutilato l’innovativo progetto di allestimento museale di Gianni Bulian, fino al 2002 soprintendente ai Beni architettonici di L’Aquila: Bulian è uno specialista che ha creato allestimenti d’avanguardia in diversi grandi musei del mondo (da Pechino a Lubiana al Cairo). Nel 2010 era stato incaricato dal Mibact della progettazione dell’ex Mattatoio. Fulcro del suo lavoro il «progetto multicanale»: un sistema integrato di comunicazione con apparecchiature tecnologiche avanzate per legare il museo al territorio e alla sua storia, e parlare ai visitatori con nuovi strumenti. Il progetto prevedeva anche un collegamento con la comunità dell’Aquila: reti professionali, scuole, università, istituzioni culturali. Ora Bulian, da sempre disponibile a rivedere il progetto, afferma di non essere stato neppure informato dello stravolgimento del suo lavoro: «In tutti questi anni nessuno mi ha mai interpellato».

Il nuovo MuNd’A nasce già con nuovi problemi economici, ma la Arbace si augura che il Mibact assicuri comunque il denaro necessario alla sua gestione.



Tina Lepri, 03 giugno 2015 | © Riproduzione riservata

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