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Redazione GDA
Leggi i suoi articoli«Jean-Luc Moulène. Il était une fois» a Villa Medici fino al 13 settembre è la nuova mostra aperta all’Accademia di Francia, curata dal suo direttore Éric de Chassey. L’artista, nato a Reims nel 1955 ma da quarant’anni stabilitosi a Parigi, ha elaborato un corpus di opere estremamente diversificato, che dai disegni dei primi anni si apre a ventaglio comprendendo anche pittura, scultura (nella foto, «Slipknot»), oggetti, fotografie, film, libri e altre pubblicazioni. Una produzione che al tempo stesso riflette sulla condizione sociale dell’artista, esprime una critica radicale della rappresentazione in termini di manipolazione e seduzione e propone una ricerca non priva di ironia e sarcasmo. L’esposizione presenta opere recenti, create da Moulène per l’occasione, ma anche una sintesi del suo lavoro precedente, con alcuni vecchi progetti. La frequentazione di Villa Medici a partire dal 2010, oltre alla sua partecipazione a due collettive nel 1999 e nel 2004, ha permesso all’autore di immergersi completamente nello spirito del luogo. Sono esposte una trentina di opere, che individuano alcuni filoni della sua pratica d’arte: l’objet trouvé o la «situazione trovata», oppure elaborata tramite il disegno, l’arte come presentazione di immagini, le opere come esperienza sia sensibile sia di pensiero. Dal disegno primitivista «Bubu 1er» del 1977 si arriva fino a lavori appena conclusi, come la serie «Tricolore» composta da oggetti in vetro soffiato compressi da una struttura in acciaio. Molte opere rivisitano la storia, dell’artista o del luogo che le accoglie, da cui il titolo «Il était une fois» (c’era una volta), per esempio con riferimenti a Balthus o ai bassorilievi della controfacciata. Éric de Chassey parla di una «logica archeologica», una ricerca nel passato per riorientare il presente.
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