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Viviana Bucarelli
Leggi i suoi articoliL’identità femminile nelle opere di tre protagoniste della scena artistica americana
La fotografia come ritratto, come espressione dell’identità personale e analisi degli stereotipi: sono tematiche analizzate dalla mostra «Nothing Personal», dell’Art Institute of Chicago, attraverso il lavoro di tre importanti artiste come Cindy Sherman, Zoe Leonard e Lorna Simpson, in esposizione dal 23 gennaio al primo maggio.
La Sherman, una star assoluta dell’arte contemporanea a partire dai primi anni Ottanta, inizia negli anni Settanta a produrre le sue serie fotografiche in cui impersona le figure femminili, spesso ridotte a stereotipi, che i media, dalla pubblicità alla televisione al cinema, diffondono fin dal dopoguerra. La Sherman è stata una delle prime, se non la prima artista, a lavorare esclusivamente con il mezzo fotografico e a essere definita artista e non «solamente» fotografa.
Nella mostra sono presentate 69 immagini dell’iconica serie «Untitled Film Stills», realizzate tra il 1977 e i primi anni Ottanta. Insieme a queste, 82 immagini della Leonard, tratte da «The Fae Richards Photo Archive», realizzate tra il 1993 e il 1996 in collaborazione con la regista Cheryl Dunye nel corso della realizzazione del suo film «Watermelon Woman». Sia il film sia le fotografie, straordinari esempi di falso fotografico in chiave espressiva, sono basati sugli stereotipi rappresentati nel cinema sulle donne afroamericane, e in particolare sull’immagine delle «Mamie», a partire da quella, celeberrima, di «Via col Vento».
Infine, la mostra espone il video della Simpson «Corridor» (2003): una contrapposizione di due figure femminili, riprese all’interno del proprio ambiente domestico e impegnate nelle attività della quotidiana routine, ma appartenenti a due secoli diversi. La prima ha un aiuto domestico, forse una schiava liberata, e vive attorno al 1860, la seconda è una donna moderna del ventesimo secolo che lavora. Con il sottofondo di una ricercata selezione di brani di diversi generi musicali, dal jazz di New Orleans al piano di Chopin a una buona dose di free jazz, sono entrambe impersonate dall’artista kenyota/americana Wangechi Mutu.
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