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Arianna Antoniutti
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Andrea Bruciati (Corinaldo, An, 1968), storico dell’arte e curatore, è dal 2017 alla guida dell'Istituto autonomo Villae - Villa Adriana e Villa d'Este a Tivoli (Rm), uno dei musei statali dotati di autonomia speciale, siti che in questi anni ha conosciuto una ricca programmazione culturale: convegni, mostre, festival, restauri, interventi di valorizzazione. Il tutto sempre all’insegna dell’intersezione tra letteratura, cinema, arte antica e contemporanea, tempo presente ed epoche passate.
Direttore, la sua è una direzione nel segno della trasversalità?
Più che trasversalità, parlerei di diagonalità perché è un’azione che segue, da un lato, un criterio di allargamento, dall’altro di approfondimento. Seguiamo necessariamente, all’interno di un Istituto che ho sempre definito organico e anfibio, coordinate diagonali e diacroniche. In quello che è un vero e proprio ecosistema culturale, costituito da Villa Adriana, Villa d’Este e Santuario di Ercole Vincitore, si conservano matrici di bellezza assoluta. Abbiamo il dovere, anche etico, di proporre nuove sfide per il presente e per la prossima contemporaneità. Lavorare non sulla superficie, ma sul substrato profondo dei luoghi, sulla loro infinita stratificazione, ci permette di elaborare forme sempre nuove di narrazione. Siamo dominati dal fattore tempo, il concetto di dinamismo della bellezza e di metamorfosi delle forme è connaturato alla natura bifronte e anfibia delle Villae.
Qual è stata la risposta, da parte del pubblico, nel corso di questi sette anni?
Nel tempo si è attuata una piccola rivoluzione e questi monumenti, da bellissime addormentate, si sono trasformati in cantieri promotori di cultura. Da siti passivi, in cui avveniva una semplice fruizione della loro bellezza, si è passati a essere fabbricatori di nuovi immaginari, sempre fortemente radicati nella contemporaneità. Il pubblico ha risposto in maniera molto positiva perché si è trovato dinanzi a un bene culturale che, oltre a essere ovviamente tutelato, veniva anche valorizzato, con una potente connotazione di sensibilità contemporanea. In termini numerici, come affluenza, nel 2023 abbiamo raggiunto il migliore risultato degli ultimi 16 anni. Nel 2024 vorremmo ulteriormente affinare questo traguardo. Molto probabilmente, a fine anno, avremo il record di visitatori per il Santuario di Ercole Vincitore, aperto in maniera continuativa dal 2017. Il visitatore, o meglio l’ospite, come amo definirlo, si trova immerso in un contesto storico culturale che copre 2.300 anni di storia, in cui fare un’esperienza di visita lenta e consapevole, anche grazie al biglietto unico con il quale si possono visitare i tre siti per la durata di tre giorni.

Andrea Bruciati
In che modo reagiscono gli artisti contemporanei (come Yuri Ancarani, ora in mostra nei Mouseia di Villa Adriana), nel momento in cui devono confrontarsi con millenni di storia?
Credo che, al contrario di altri episodi sporadici in cui l’arte contemporanea viene utilizzata come una sorta di specchietto per le allodole, qui l’artista diventa parte integrante del racconto culturale. Oltre alle fotografie di Ancarani esposte fino al 6 ottobre nella mostra «Si fas est, superare divos», sino al 3 novembre a Villa d’Este è possibile visitare la mostra «Cari agli dèi. L’età giovane e la rivoluzione nelle arti», parte di un progetto in tre episodi, nati come risposta alla tragedia del Covid-19. Sul tema della risposta dell’individuo di fronte alla sciagura, ho interrogato un pensatore come Nietzsche realizzando, negli ultimi tre anni, le mostre «Ecce homo», «Umano troppo umano» e quest’ultima, «Cari agli dei», che rimanda al discorso del cammello, del leone e del fanciullo in Così parlò Zarathustra. Il fanciullo rappresenta l’essere umano ormai rinnovato, consapevole sia della propria forza sia dei propri limiti. La mostra è un’indagine sul «puer», su questa figura di età adolescenziale che nella contemporaneità si ammanta di connotazioni «maudit». In mostra abbiamo autori, principalmente italiani o che con l’Italia hanno avuto un legame, venuti a mancare in giovane età: Umberto Boccioni, Antonio Sant’Elia, Scipione, Yves Klein, Piero Manzoni, Pino Pascali, Francesca Woodman e Andrea Pazienza. Accanto alle loro opere, i capolavori di scrittori e poeti quali Stephen Crane, Percy Bysshe Shelley, John Keats, e spezzoni di film e brani musicali. Tutti autori che, nonostante un arco di attività così ristretto, hanno inciso in maniera fondamentale nella storia dell’arte e della cultura.
Lei sarà direttore fino a maggio 2025. Che cosa c’è nel futuro delle Villae?
Oltre alle mostre, proseguiremo con l’attività di ricerca scientifica. Dopo i convegni su Leonardo, su Adriano e Nerone, sul giardino antiquario, stiamo ora preparando un convegno su Erode Attico, che si terrà in dicembre, e su Ciriaco d’Ancona, in gennaio. A Villa Adriana, dopo aver lavorato alla manutenzione dei bacini d’acqua, Canopo, Pecile e Teatro Marittimo la mia idea sarebbe di reintegrare l’acqua in altri spazi dedicati, come uno «uadi» (dall'arabo, un corso d'acqua a carattere torrentizio in forma di canyon, Ndr) sopra le Cento Camerelle, oppure riportare l’acqua nella Peschiera e a Piazza d’Oro, o ancora, ipotizzare acqua verticale nel Serapeo. Villa Adriana, come Villa d’Este, è un luogo dell’emozione in cui le persone escono fuori da sé stesse, e ritrovano il proprio equilibrio interiore. Quanto a me, quando lascerò la direzione di questi siti così unici, me ne andrò consapevole di non essere la stessa persona che qui era arrivata. Porterò con me l’esperienza di questi luoghi in cui, ogni giorno, continuo a sorprendermi.

Villa d’Este a Tivoli
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