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Berlino era più moderna di Parigi

Giovanni Pellinghelli del Monticello

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Fino al 20 settembre la mostra «Impressionismo-Espressionismo» è visitabile alla Alte Nationalgalerie di Berlino, che fu il primo museo ad accogliere, dal 1896, le opere degli impressionisti grazie all’intuizione del direttore Hugo von Tschudi (1851-1911). Dopo di lui, dal 1918 in poi, fu Ludwig Justi (1876-1957) a raccogliere al Kronprinzenmpalais una rinomata collezione di opere espressioniste.

La mostra rintraccia similitudini (anche sorprendenti: dalla sfida alla pittura accademica e dagli elementi germinativi della pittura del ’900 al culto per la pittura en plein air e per luce, colore, emozioni, fino alla soggettività e individualità della pennellata e alla specularità fra struttura del passaggio impressionista e progettazione compositiva degli espressionisti) e diversità fra i due movimenti attraverso oltre 160 capolavori provenienti dalla Nationalgalerie e da musei e collezioni private di tutto il mondo.

L’Impressionismo si declina su Claude Monet, Edgar Degas e Pierre-Auguste Renoir in Francia, e su Max Liebermann, Lovis Corinth e Max Slevogt in Germania, mentre l’Espressionismo è affrontato con le opere dei suoi capofila: Ernst Ludwig Kirchner, Erich Heckel, Emil Nolde e Franz Marc. Le opere sono esposte seguendo i temi cari ad ambedue i movimenti: Città, Periferia e Abitanti; Caffè, Cabaret e Danza; L’invenzione del Tempo Libero; Ville e Case di campagna, Artisti, Dandies, Connoisseurs, Mecenati e Collezionisti.

Giovanni Pellinghelli del Monticello, 21 luglio 2015 | © Riproduzione riservata

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