Un’immagine dal workshop di Alex Palmieri. Foto Cosimo Calabrese. Cortesia di Artlab Eyeland

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Un’immagine dal workshop di Alex Palmieri. Foto Cosimo Calabrese. Cortesia di Artlab Eyeland

Ascoltare la città: Alex Palmieri a Taranto

«La vista attraverso il suono» è il progetto immaginato da Alex Palmieri (Taranto, 1985) per il laboratorio di produzione musicale che ha tenuto durante Artlab Eyeland e che si concluderà il 31 luglio.

Alex Palmieri, follemente innamorato della sua città Natale, dove ancora oggi vive, ha immaginato un racconto della città vecchia di Taranto attraverso i suoni. Nel mondo della musica da più di vent’anni, l’artista è co-creatore e direttore artistico del Salotto Elettronico a Mercato Nuovo (Taranto), uno spazio dedicato alla musica elettronica e all’arte in tutte le sue forme. Dj, producer, collezionista di dischi, organizzatore di eventi e illustratore attratto dalle arti in tutte le sue forme, lo abbiamo intervistato in occasione del suo workshop dove, in maniera concreta, per la prima volta è riuscito a trasmettere le sue conoscenze e la sua visione sonora dettata dalle registrazioni ambientali.

Può raccontarci di più sul suo progetto e su come riesce a promuovere la bellezza della città vecchia di Taranto?
Il progetto nasce dall’esigenza di operare un ascolto lento sul paesaggio sonoro della città di Taranto, un paesaggio molto diversificato, dettato da tantissimi contrasti: i due mari, i ponti, la città vecchia, il disagio sociale, la morte ingiusta costituita dal mostro inquinante, la bellezza del vernacolo che si diffonde nei vicoli, la Settimana Santa; molto spesso chi abita o chi visita Taranto, ascolta la città con disattenzione dettata magari dai ritmi abitudinari che la vita impone. Il progetto accompagna il partecipante ad un ascolto attento e a tratti terapeutico, staccato dalla frenesia contemporanea. Tutto ciò ci permette di dare una forma distesa e una storia ai suoni che ci circondano.
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Come è stato il suo rapporto con i cittadini di Taranto durante questo laboratorio?
Quando abbiamo iniziato questo progetto, non avevo aspettative positive o negative. Mi sono affidato al fato e al coinvolgimento dei partecipanti con pieno rispetto del territorio che ci ha restituito un senso di curiosità, passione e partecipazione spontanea da tutti coloro che abbiamo incontrato lungo il nostro cammino sonoro. La cosa che più mi incuriosisce è capire come ognuno dei partecipanti ha fatto proprio il suono ed ha ricostruito o estratto da esso i propri ricordi. Terminate le sessioni di registrazione per le vie di Taranto, adesso ci aspetta un lavoro di pulizia e montaggio del diario sonoro che ogni partecipante scriverà durante le prossime sessioni di studio. Non vedo l’ora di ascoltare i risultati considerando che i partecipanti al workshop rappresentano un target molto diversificato: si va dai 16 ai 60 anni e più, con capacità tecniche molto diverse tra loro. C’è chi ha già dimestichezza con le produzioni sonore e chi ne ha molto meno; questo è molto interessante perché ho cercato di trasferire nozioni base a tutti in modo da avere gli stessi strumenti di manipolazione sonora e la stessa concentrazione tanto sull’ascolto ripetuto che su come poter legare i suoni in modo da comporre la propria storia.

Quali sono i temi che ha deciso di esplorare durante la residenza?
Il tema principale è certamente quello dell’ascolto attento e consapevole. Durante tutte le sessioni di registrazioni ho chiesto ai partecipanti di spegnere i propri smartphone e collegarsi unicamente all’ascolto dell’ambiente che li circondava. Questa pratica è molto utile in termini tecnici in quanto ci ha permesso di registrare dei suoni puliti e in più ci ha donato un senso di rilassamento, donando all’esperienza un forte carattere umano e di collaborazione sociale. Ognuno poi si è sentito libero di esplorare i diversi spazi della città vecchia leggendoli con la propria personalità, spingendosi verso i suoni che più gli appartenevano, esattamente come avviene quando la componente empatica subentra in noi durante la visione di un film; film del quale tutti i partecipanti saranno registi, ognuno del proprio diario sonoro.

Cosa succede quando la musica e le arti visive si fondono?
Il titolo del progetto vuole essere esplicativo. «La vista attraverso il suono» vale già come ispirazione di una pratica che ho voluto indurre ai partecipanti. Immaginiamo di essere ciechi per qualche istante, proviamo a dare delle immagini con la nostra mente ai suoni che ascoltiamo, il risultato molto spesso ci sorprenderà perché lasciamo alla mente la serenità di processare i suoni e dargli così una forma visiva molto personale, in relazione a quello che siamo, esattamente come avviene per tutta l’arte.
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Quali sono le sue aspettative per il futuro di Taranto come centro artistico e culturale?
Sempre molto alte. Mi impegno da tanto tempo sul territorio per infondere le mie conoscenze e la mia sensibilità al servizio degli altri, in modo da lasciare un solco che possa facilitare i processi di espressione, cultura e comunità a chi verrà dopo, alle nuove generazioni, che spero possano trovare un terreno meno desertico e che creda di più nella sua bellezza oggettivamente unica; questa città a mio avviso ha un forte bisogno di credere più in se stessa lavorando tanto sulla promozione e sulla diversificazione delle proposte. La partecipazione numerosa al progetto è un forte segnale che esplica il forte desiderio di collaborazione e costruzione artistica per la città e per mezzo della stessa.

Ha avuto la possibilità di collaborare con altri artisti o attori culturali locali durante il suo soggiorno? Ha in programma altre collaborazioni?
Occupandomi di musica da tanti anni sul territorio ho la fortuna di essere costantemente circondato da tanti artisti; così è accaduto anche durante questo workshop. Siamo stati tutti ispirati dalla loro partecipazione colma di modestia. Ogni volta che abbiamo terminato le sessioni, durante i momenti di distensione e di racconto di quello che avevamo raccolto, sono nati tantissimi spunti di espressione futura che spero possa trovare sostegno dai molteplici interlocutori della città: dalle istituzioni fino ad arrivare a tutta la cittadinanza. Siamo in una città di mare, un porto da sempre strategico, è nella nostra natura la curiosità e l’accoglienza.

Un’immagine dal workshop di Alex Palmieri. Foto Cosimo Calabrese. Cortesia di Artlab Eyeland

Un’immagine dal workshop di Alex Palmieri. Foto Cosimo Calabrese. Cortesia di Artlab Eyeland

Rischa Paterlini, 19 luglio 2023 | © Riproduzione riservata

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