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Silvia Mazza
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Dopo otto anni è stato ricostituito il Consiglio Regionale dei Beni culturali, organo che in Sicilia, diversamente dall’omologo statale, è sempre presieduto dal presidente della Regione.
Ridotti i componenti da 53 a 15, di cui 5 politici (oltre al presidente, l’assessore ai Beni culturali, quello all’Economia e i presidenti delle due Commissioni Bilancio e Cultura dell’assemblea Regionale Siciliana) e 9 su 10 di nomina fiduciaria dell’assessore ai Beni culturali, mentre prima erano i vari istituti e associazioni a indicare i propri rappresentanti, così come era il personale delle Soprintendenze a esprimere i propri per ciascuna sezione tecnico-scientifica. Dunque un organo già ibrido in origine per la compresenza di «tecnici» e politici, oggi più politicizzato rispetto a prima, quando i politici erano 15.
Deludenti e in qualche caso pure irregolari le nomine fatte dall’ex assessore Carlo Vermiglio: al posto di riconosciute personalità del mondo della cultura, un architetto (Filippo Nasca), un ingegnere (Cataldo Pilato) e un avvocato (Ivan Chiaramonte), indicati dai rispettivi Ordini; Giuseppe Parello, l’architetto alla guida del Parco archeologico della Valle dei Templi; Giuseppe Sobbrio, già ordinario di Scienza delle Finanze (Università di Messina), privo di specializzazione in Economia dei Beni culturali come richiesto dallo stesso decreto presidenziale; Rosalba Panvini, soprintendente di Siracusa, docente a contratto (Università di Catania) e non ordinario come richiesto; Franz Riccobono, in rappresentanza della Fondazione Unesco-Sicilia, laureato in Economia e Commercio e cultore di memorie patrie della città (Messina) dell’ex assessore Vermiglio. Infine, stacco netto su tutti, Giuliano Volpe, presidente del Consiglio Superiore dei Beni culturali e paesaggistici (ma è normale che sia l’assessore siciliano a scegliere un componente di quest’organo statale e non al contrario il Mibact a indicare un suo rappresentante?).
L’organo, inoltre, si insedia benché manchino i rappresentanti indicati dalla Cei e dall’Università di Palermo (il cui rettore, Fabrizio Micari, è candidato del centrosinistra alla Presidenza della Regione). In conclusione, le più importanti e delicate questioni riguardanti il patrimonio siciliano dovrebbero essere sottoposte al parere di un organo i cui due terzi dei componenti decadranno dopo il 6 novembre, con la nuova legislatura, e dei restanti dieci, nove sono nominativi fiduciari di un assessore del Governo uscente.
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