Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine
Chiara Coronelli
Leggi i suoi articoliTrieste. Dalle lastre alle immagini virtuali, dall’archivio fisico al database: è il passaggio che Alinari rende possibile con la creazione di AIM – Alinari Image Museum, che inaugura il 1° di ottobre nelle sale del Bastione Fiorito del Castello di San Giusto, monumento simbolo del capoluogo del Friuli Venezia Giulia. Un luogo rivoluzionario che si offre al pubblico come formidabile laboratorio interattivo, «un museo contenitore, fatto di finestre aperte all’universo dell’immagine e della multimedialità. Una sorta di sito web fatto di pareti e schermi, connessi tra loro e in rete, gestibili in locale e in remoto attraverso un motore di content management e un database di immagini digitali corredate da schede catalografiche, indicizzate e validate da Alinari. Uno spazio reale per contenuti virtuali».
Come racconta Claudio de Polo, presidente di Fratelli Alinari Fondazione per la Storia della Fotografia, l’idea del progetto risale al 2004, quando l’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e, poco dopo, Romano Prodi cominciano a pensare alla possibilità di fondare a Trieste, grazie ad Alinari, un museo che «avrebbe dovuto fungere da centro di scambio tra la cultura e le immagini dell’area mediterranea e dell’Europa del Sud e dell’Ovest con tutta l’area dell’Europa dell’Est».
Riccardo Illy e Roberto Dipiazza, in quegli anni rispettivamente presidente della Regione Friuli Venezia Giulia e Sindaco di Trieste, firmano la convenzione che oggi porta all’apertura dell’AIM. Questo, che continua a essere sostenuto dalla Regione e dal Comune, si avvale anche del contributo del Fondo Trieste-Commissariato del Governo nella Regione Friuli Venezia Giulia, e di una convenzione con l’Università degli Studi di Trieste. Una lungimirante gestazione che ha potuto disporre di una fitta rete di collaborazioni, da Max Pinucci che ha disegnato il progetto insieme a un team internazionale, a partner tra i quali anche Epson, Samsung, iGuzzini, 3M, MBVision, Arsenal, Aereform.
Così il più antico archivio fotografico al mondo, custode di un patrimonio di oltre 5 milioni di originali che datano dalle origini della fotografia ad oggi, mette a disposizione del pubblico 50mila immagini in alta definizione, ricercabili attraverso 80 classi semiologiche e 8mila parole chiave in italiano e in inglese; oltre alla totalità dell’archivio digitalizzato Alinari, che conta altre 350mila immagini, queste in bassa definizione. Il tutto è consultabile dalle postazioni collocate nel corridoio didattico, una delle tre sezioni in cui si articolano i 500 metri quadrati dello spazio, è qui che «la fotografia diventa video, interazione, terza dimensione», per sbucare poi nella piccola sala cinematografica in 3D, con la visita virtuale della città.
Le altre due sezioni sono dedicate, una alla fotografia analogica e alla sua fruizione tradizionale; e l’altra, la cosiddetta temporanea digitale, cuore del museo, alla fruizione immersiva dell’immagine dove lo spettatore si muove tra centinaia di fotografie visualizzate e videoproiettate, e dove le nuove tecnologie smaterializzano la struttura convenzionale delle mostre, traducendole in allestimenti maneggevoli, facilmente trasmissibili e personalizzabili. Tutto con l’obiettivo di offrire un’esperienza visiva diversa, che si declina a più livelli, che va dallo spettacolo allo studio, dalla scenografia alla ricerca, e ben salda sulla base di un patrimonio che conserva l’intera storia della fotografia.
«La leggendaria Classe J nelle fotografie di Franco Pace» è il titolo della rassegna che inaugura il calendario espositivo, e che Alinari organizza con la Società Barcola Grignano, in contemporanea con la Barcolana, storica regata velica. Una personale che si presenta come un viaggio, sia analogico che digitale, attraverso le più grandi barche a vela del mondo, fotografate con i loro equipaggi dal triestino Francesco Pace che da trent’anni riprende il mondo della nautica (fino al 30 ottobre).

Un rendering delle sale dell'AIM

Una sala dell'AIM

L'interno dell'Aim, il Museo Alinari della Fotografia a Trieste
Altri articoli dell'autore
Abbandonato il progetto londinese causa Brexit e pandemia, l'istituzione «ripiega» annunciando l’apertura di tre nuovi poli preparandosi a diventare uno dei più grandi musei privati al mondo
Unseen Photo Fair torna al Cultuurpark Westergasfabriek di Amsterdam con il nuovo direttore Roderick van der Lee
La monografica di Walter Niedermayr a Camera tocca i temi fondanti della sua opera, dove spazio e presenza umana si confrontano attraverso uno spettro che va dai ben noti paesaggi alpini all’architettura, dagli interni alle distese urbane
Paul Graham all'Icp cura una collettiva «sulla fotografia e sull’atto di vedere il mondo» nel XXI secolo