«Superficie rigata bianca e blu» (1963), di Enrico Castellani. © Enrico Castellani Estate

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«Superficie rigata bianca e blu» (1963), di Enrico Castellani. © Enrico Castellani Estate

Anche una danza per Castellani

Nel Museo d’Arte di Mendrisio la prima retrospettiva, dopo la sua scomparsa, di uno degli artisti italiani più importanti del secondo ’900

Quella aperta fino al 7 luglio al Museo d’Arte di Mendrisio è la prima retrospettiva di Enrico Castellani (1930-2017) dopo la sua scomparsa, ormai sette anni fa. Ed è la prima museale in Svizzera. Realizzata con la Fondazione a lui intitolata e curata da Barbara Paltenghi Malacrida, direttrice del Museo, Francesca Bernasconi e Federico Sardella, direttore della Fondazione Enrico Castellani e coautore del suo Catalogo ragionato, la mostra presenta, in un allestimento cronologico, 60 opere dell’artista, fondatore con Piero Manzoni della rivista «Azimuth» (due numeri soltanto, nel 1959 e 1960, che avrebbero però impresso una svolta determinante, sotto il segno della monocromia, all’arte del secondo ’900) e della milanese galleria Azimut (senza «h»: 13 mostre in otto mesi, tra il 1959 e il 1960, da cui passarono alcuni degli autori italiani e stranieri più innovativi del tempo).

Il percorso parte dagli esordi, nel 1955, quando, cresciuto nel clima dell’Informale e dell’Espressionismo astratto americano (lui, debitore delle grafie di Mark Tobey soprattutto), Castellani creava opere tramate da fili incorporati nel pigmento, fino a che, alla fine del decennio, non avviò quella sua inconfondibile semantica fatta di estroflessioni e introflessioni della tela monocroma che, nel loro infittirsi o dilatarsi e nel loro succedersi in quote e direzioni diverse, sembrano scandire un ritmo musicale, da un lato incorporando il tempo nell’opera, dall’altro donando alla superficie della tela una molteplicità di vibrazioni luminose.

La ricezione della migliore critica internazionale fu immediata e così la sua presenza in mostre indimenticate che segnarono quei decenni, da «Monochrome Malerei» (Leverkusen, 1960) e «The Responsive Eye» (MoMA, 1965) a «Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960/70» (Palazzo delle Esposizioni, Roma, 1970), «Identité italienne. L’art en Italie depuis 1959» (Centre Georges Pompidou, Parigi, 1981), «The Italian Metamorphosis, 1943-1968» (Solomon R. Guggenheim Museum, New York, 1994). Il suo percorso sarebbe continuato con continue variazioni su questo tema, delle quali la mostra dà conto con opere sceltissime. Un catalogo bilingue, con biografia e bibliografia aggiornate e importanti saggi, accompagna la rassegna, che sarà arricchita da eventi collaterali: il 27 aprile l’anteprima de «Il muro del tempo», composizione musicale di Carlo Boccadoro per il Museo d’arte di Mendrisio, e il 6 luglio la performance «Danza per Castellani», nell’ambito del festival «Ticino Danza».
 

«Superficie rigata bianca e blu» (1963), di Enrico Castellani. © Enrico Castellani Estate

Enrico Castellani. Foto: Carlo Cisventi, Fondo Cisventi, Csac Università di Parma

Ada Masoero, 26 marzo 2024 | © Riproduzione riservata

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