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«Peinture (Femmes, lune, étoiles)» di Joan Mirò (1949), aggiudicata per 20,7 milioni di euro. © Christie’s Images Limited

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«Peinture (Femmes, lune, étoiles)» di Joan Mirò (1949), aggiudicata per 20,7 milioni di euro. © Christie’s Images Limited

A Parigi l’Italia non decolla

Record solo per Tancredi che triplica la stima, Fontana omaggia Venezia e sfiora gli 8 milioni

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Alberto Fiz

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A Parigi l’Italia non incanta. La cara, vecchia «Italian sale» si è andata trasformando in «Thinking Italian» ma dal 2022 la partita di Christie’s non si gioca più a Londra bensì nella Ville Lumière. I risultati sono stati complessivamente al di sotto delle attese e nella vendita del 20 ottobre il tricolore ha incassato poco meno di 17 milioni di euro (in totale il fatturato dell’asta è stato pari a 62,2 milioni di euro) rispetto ai 30,5 milioni dello scorso anno. L’effetto Parigi, dunque è apparso piuttosto blando con un risultato in linea con quello delle aste milanesi.

Va detto però che i lotti made in Italy erano soltanto 18 e di questi ne sono stati venduti 15 lasciando invenduti «Linee di velocità», un bel disegno di Giacomo Balla valutato 120-180mila euro e, cosa piuttosto anomala, un classico arazzo di Alighiero Boetti «Oggi ventiseiesimo quinto mese anno uno nove otto nove» del 1989 di (110x110 cm). L’opera era valutata correttamente 400-600mila euro e sulla carta avrebbe dovuto raggiungere senza difficoltà la cifra massima. A quanto pare, dopo una lunga cavalcata durata quattro anni, il vento sta cambiando anche per Alighiero che si è dovuto accontentare di una mini performance ottenendo 94mila euro da «Ordine e disordine», un arazzo formato centrino di (20x20 cm) in vendita a 50-80mila euro.

Come sempre, il capocannoniere è stato Lucio Fontana che pur senza brillare ha portato in salvo la barca. Dei quattro lavori proposti, tre hanno passato l’esame e l’attesa maggiore era per una «Venezia» assente nei comunicati pre asta a dimostrazione che la scelta di venderla è avvenuta pochi giorni prima dell’incanto: «Concetto spaziale con buchi» datato 1961 fa parte della serie di 22 tele quadrate di (150x150 cm) dedicate alla città lagunare dove, come in questo caso, prevale l’uso di superfici riflettenti oro in omaggio ai bagliore dei mosaici di San Marco e ai vibranti riflessi lunari. L’opera, coperta da garanzia, ha cambiato proprietario per 7,8 milioni di euro presumibilmente ai minimi di una stima top secret.

Del resto, il 5 febbraio 2009, quando il mercato di Fontana era ancora in letargo, la stessa opera era stata acquistata dall’attuale venditore nell’asta di Sotheby’s a Londra per una cifra equivalente a 4,9 milioni di euro. Questo significa un incremento del 59% con un guadagno annuo intorno al 5%. Ma è inutile negare che le aspettative erano superiori tenendo conto che il 6 ottobre 2017 l’ultima «Venezia» passata in asta da Christie’s a Londra ha cambiato proprietario per 11,1 milioni di euro. In linea con le attuali regole del mercato, «Concetto spaziale. Attese» con quattro tagli su fondo rosso (73,2x60,2 cm) è stato aggiudicato per 2,2 milioni di euro, mentre ha realizzato un buon affare l’acquirente di «Concetto spaziale» sempre del 1961, con al centro dell’ovale due buchi che è stato battuto per 290mila euro sfiorando le stime minime.

L’altra star è stata Domenico Gnoli con «Giro di collo 15 1/2» (160x120 cm), un’opera da cui emerge lo straniamento degli oggetti quotidiani fuori misura e fuori controllo. Ha raggiunto 2,1 milioni di euro, 400mila euro al di sotto delle stime massime. Di questi tempi è bene accontentarsi dimenticando il prezzo di un altro collo di camicia sempre di Gnoli «Shirt Collar Size 14 1/2» che il 13 maggio 2015 aveva raggiunto da Phillips a New York 6,8 milioni di dollari, ben 6,1 milioni di euro.

Chi invece ha avuto il suo momento di gloria è stato Tancredi che pur essendo uno dei grandi artefici dell’informale, da oltre vent’anni è nelle retrovie in attesa del suo turno che sembra finalmente arrivato: «Omaggio a Debussy» del 1958 (170x100 cm) si è imposto per 730mila euro, nuovo record personale, triplicando le stime attestate a 180-250mila euro. La cifra è apparsa di poco inferiore rispetto a «Grande verde» (756mila euro), un monocromo datato 1960 di Mario Schifano che rispetto alla scorsa stagione sembra aver rallentato la corsa.

Nessun eccesso nemmeno per un’elaborata «Natura morta» di Giorgio Morandi che non è andata oltre 1,1 milioni di euro. Prosegue (ma non si sa per quanto) il momento d’oro di Salvo e dopo il record di 800mila euro raggiunto il 13 ottobre da Christie’s a Londra, «Senza titolo» (100x87 cm) che sino a cinque anni fa non sarebbe stato accettato nemmeno in un’asta del circuito secondario, ha fatto fermare il martello del banditore a 176mila euro. Il rallentamento globale del mercato non riguarda solo gli italiani e sempre da Christie’s non c’era alcun dubbio che il vero dominatore sarebbe stato Joan Miró. Andava all’asta «Peinture (Femmes, lune, étoiles)», un’emblematica composizione del 1949 che riassume la poetica dell’artista spagnolo attraverso una serie di stilemi immediatamente riconoscibili. Il dipinto avrebbe dovuto stabilire il nuovo record per Miró (il precedente è fermo dal 2012), ma l’aggiudicazione finale è stata di 20,7 milioni di euro, inferiore alle attese sebbene rimanga al top della settimana francese delle aste che in totale da Christie’s ha raggiunto 116 milioni di euro con un solo vero vincitore, l’artista designer François-Xavier Lalanne che il 20 ottobre è stato celebrato con un’asta monografica di un solo lotto, «Rhinocrétaire I» del 1964, ovvero un rinoceronte in bronzo che contiene una vera e propria wunderkammer e un secrétaire in miniatura. Proposto con una valutazione di 4-6 milioni di euro, è volato sino al record di 18,3 milioni portandolo ai vertici del design e della scultura.

Quanto a Sotheby’s, «Modernités», la vendita parigina del 19 ottobre aveva come protagonista assoluto René Magritte con «La Valse Hésitation», un’intrigante composizione del 1955 con la notte e il giorno che s’incrociano creando un mondo sottosopra. Al centro due gigantesche mele mascherate che simboleggiano la tentazione e il desiderio. L’opera più costosa di Sotheby’s a Parigi aveva una richiesta compresa tra 10,5 e 15,5 milioni di euro e, visti i recenti exploit di Magritte, sembrava scontata un’aggiudicazione oltre i massimi. Invece, in un mercato esitante anche «La Valse Hésitation» è stata ridimensionata passando di mano per 11,1 milioni di euro. Il 6 febbraio 2007 un’opera molto simile «Le prêtre marié» da Christie’s a Londra aveva concluso la gara a 5,2 milioni di sterline, al cambio di allora, 8 milioni di euro. Ciò significa un incremento annuo di appena il 2,5%.

Davvero poco per il René dei primati. Ma non c’è dubbio che la crisi globale, le guerre e l’inflazione alle stelle non potevano che condizionare negativamente le aste.
 

«La Valse Hésitation» (1955) di René Magritte, venduta per 11,1 milioni di euro © Sotherby’s

«Giro di collo 15 1/2» di Domenico Gnoli (1966), passato di mano per 2,1 milioni di euro. © Christie’s Images Limited

«Concetto spaziale con buchi» di Lucio Fontana (1961), battuto per 7,8 milioni di euro. © Christie’s Images Limited

Alberto Fiz, 21 ottobre 2023 | © Riproduzione riservata

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