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A Hong Kong il mercato scende ancora

A Hong Kong il mercato scende ancora

Alexandra Seno

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Più aste che mai cementano la posizione della città quale piazza nevralgica in Asia, ma le previsioni per il 2016 restano moderate. Qualcuno tuttavia ci spera

Le predominanti incertezze economiche in Cina continuano a pregiudicare il mercato dell’arte a Hong Kong. Molte società attive nel settore artistico sono caute nelle loro previsioni per il 2016, in considerazione della continua caduta delle aste locali e delle spese generali che sono tra le più alte del mondo. Le vendite da Christie’s Hong Kong (27 novembre-2 dicembre) hanno messo fine alla stagione autunnale delle aste, e i loro risultati hanno confermato le fiacche condizioni di mercato, specialmente in confronto con i due anni precedenti.

La posizione di Hong Kong quale centro del mercato dell’arte in Asia si è tuttavia rafforzata nel 2015, con un numero persino maggiore di aste svoltesi in città. Tra le case internazionali Artcurial e Phillips sono arrivate con piccole aste in città lo scorso anno. Rebecca Wei, presidente di Christie’s Asia, ha dichiarato che le entrate nel 2015 sono state «consistenti e incoraggianti, nonostante un mercato reso in qualche modo più impegnativo dai clienti diventati più selettivi nei loro acquisti». 

 

 

Numeri ancora in calo

I risultati di vendita autunnali di Christie’s, tuttavia, sono stati inferiori del 16% rispetto alle già caute stime preasta della società, che notoriamente non comprendono i diritti. I dipinti si sono dimostrati una delle categorie più dinamiche per Christie’s lo scorso anno, eppure le loro cifre si mantengono su livelli bassi. Alla vendita serale più importante di arte del XX secolo e asiatica contemporanea del 28 novembre di Christie’s sono stati venduti dipinti per un valore complessivo di 507,9 milioni di dollari di Hong Kong (pari a 61,7 milioni di euro). Nel 2014, la vendita corrispondente aveva raccolto 636 milioni di dollari HK e quella del 2013 ben 935 milioni.

 

Nonostante il clima economico molto controllato, anche le case d’asta più piccole continuano a scommettere su Hong Kong. «I cicli economici si verificano ovunque e il mercato dell’arte non fa eccezione», dice Ando Shokei, fondatore di Tokyo Chuo, una casa d’aste regionale. Sebbene abbia in programma di dimezzare il numero delle aste dell’azienda in Giappone a solo due all’anno, egli intende anche mantenere le due vendite all’anno a Hong Kong, che Chuo organizza dal 2014.

 

Ci sono altri motivi di speranza. Christie’s dice che il 25% dei suoi acquirenti di Hong Kong nel 2015 erano nuovi per la casa d’aste. I grandi collezionisti consolidati della regione stanno anche cominciando a spendere somme record nelle vendite europee e americane.

 

Il magnate della finanza di Shanghai Liu Yiqian ha notoriamente piazzato l’offerta da 152 milioni di dollari (170,4 milioni di dollari con i diritti) per un’opera di Amedeo Modigliani da Christie’s a New York, e l’immobiliarista miliardario di Hong Kong Joseph Lau ha pagato 48,4 milioni di dollari (compresi i diritti) per un diamante blu da 12 carati da Sotheby’s a Ginevra.

 

Alexandra Seno, 13 febbraio 2016 | © Riproduzione riservata

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