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Un museo di accettazione e comprensione

Mohamed Khalifa Al Mubarak, l'imprenditore che sta portando a compimento il Louvre Abu Dhabi ci parla del messaggio di questo grande progetto

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Redazione GDA

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Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti). Il Louvre Abu Dhabi sarà il primo museo universale ad aprire i battenti nel mondo arabo e verrà portato a compimento da un (è lui stesso a definirsi così) perfezionista: Mohamed Khalifa Al Mubarak, presidente della Abu Dhabi Tourism & Culture Authority (Tca Abu Dhabi) e della Tourism Development & Investment Company (Tdic). La Tca Abu Dhabi è l’ente governativo incaricato del completamento delle infrastrutture culturali della capitale degli Emirati Arabi Uniti, delle quali i musei in costruzione sulla Saadiyat Island rappresentano la punta di diamante.

Al Mubarak opera in un settore visionario. Oltre al suo ruolo di presidente della Tca Abu Dhabi, è anche direttore generale della Aldar Properties, una delle principali imprese di costruzione di Abu Dhabi. È inoltre presidente della Image Nation Abu Dhabi, un’azienda di creazione di contenuti che ha coltivato una nuova generazione di registi cinematografici dell’Emirato, creando i presupposti per un ecosistema cinematografico e televisivo sostenibile negli EAU.
Al Mubarak è appena tornato dalla visita al cantiere del Louvre Abu Dhabi e brandendo il cellulare ci mostra gli ultimi video degli avanzamenti nel complesso edificio, spiegandoci quanto l’istituzione sia strategica nella visione di Abu Dhabi di evoluzione culturale. Se quando ne venne annunciata la nascita il Louvre Abu Dhabi sollevò molti dubbi a livello internazionale, con i più critici a stigmatizzare come l’emirato ricco di petrolio presumesse di poter comprare qualsiasi cosa al mondo, Al Mubarak racconta una storia molto meno prosaica e più volta a determinare una svolta fondamentale nella visione del mondo da parte delle persone.
«L’evoluzione culturale è iniziata poco più di dieci anni fa, con Sheikh Mohammed bin Zayed Al Nahya, principe ereditario di Abu Dhabi e vicecomandante in capo delle forze armate degli EAU. Lui è sempre stato consapevole che la terra su cui camminiamo qui ad Abu Dhabi è piena di cultura e di storia e che non è stata solo un punto di incontro tra Oriente e Occidente, ma anche un centro di scambi culturali. Ha pensato che ci sarebbe dovuta essere una strategia per unificare le culture qui ad Abu Dhabi. E quale mezzo migliore per comprendersi gli uni e gli altri se non l’arte?».

Anche prima di firmare l’accordo con il Louvre nel 2007, l’Emirato ha investito regolarmente in settori culturali come la musica e il cinema;  realtà come la Fondazione Sheikha Salama bint Hamdan Al Nahyan hanno garantito formazione e borse di studio agli artisti visivi emergenti.
«Ciò che non è stato compreso nella visione di Sheikh Mohammed è come iniettare questo Dna culturale nei nostri giovani. Si è molto puntato sull’integrazione di arte, musica e teatro nel nostro sistema scolastico perché a un certo momento si era persa, forse a causa del boom delle costruzioni, quando Abu Dhabi è fiorita come città cosmopolita, ma ora stiamo riportando il focus culturale nel sistema educativo».
In questo contesto, il museo conferisce nuova forza ai messaggi di scambio culturale e di tolleranza che gli EAU da tempo cercano di promuovere.
«Poter avere il  Louvre Abu Dhabi nell'offerta formativa rappresenterà un cambiamento epocale per gli studenti. Non solo per l’apprendimento nelle classi, ma per camminare nelle gallerie e vedere di persona che cosa intendiamo quando parliamo di accettazione delle religioni. Vedere una Torah, una Bibbia e un Corano esposti fianco a fianco è qualcosa di tangibile. Questo rappresenterà per loro un messaggio molto forte da portare a casa. Cambieranno; cambieranno le loro famiglie; le famiglie cambieranno le comunità, e così via».
Per il Louvre Abu Dhabi, la vera natura dell’universalismo risiede negli scambi interculturali. La sua collezione attraversa la storia umana, esplorando le connessioni tra culture apparentemente lontane, esponendo le opere d’arte in ordine cronologico, pur rifuggendo da un approccio storico artistico di tipo enciclopedico a vantaggio di un'impostazione che mette a fuoco momenti tematici della creazione culturale umana. Ciò connota il Louvre Abu Dhabi come istituzione distinta, non mera succursale del Louvre madre, ma un’istituzione dell’Emirato che si fregia del marchio del Louvre.
«Non è il Louvre di Parigi. Non vogliamo che lo sia. Ha un concetto museale completamente diverso. È un museo che vuole parlare a tutti. Non vogliamo che nessuno entrandoci si senta sopraffatto, che si senta culturalmente inadeguato. Si basa tutto sulla comprensione di sé stessi e del mondo che ci circonda. Quel che ci auguriamo è che si possa uscire dal museo sentendosi persone migliori».
Ma allora perché dare un «marchio» al museo? Dopo tutto, altri Paesi stanno costruendo musei da soli, senza collaborazioni con colossi occidentali. Perché Abu Dhabi no?
«Questo sodalizio ci consente di acquisire un gran numero di competenze. Abbiamo contatti con un gran numero di studiosi e di curatori del Louvre che ci aiutano ad acquisire competenze qui ad Abu Dhabi. I nostri talenti locali hanno acquisito conoscenze sul campo grazie a questa relazione. Quel che hanno acquisito nel corso degli ultimi dieci anni molti non lo acquisiscono in una vita intera. Quando tornano da uno stage di sei mesi o di un anno al Louvre di Parigi, sono persone diverse».
A poco a poco, il museo sta creando un nuovo staff di curatori, specialisti culturali, amministratori ecc. In che modo questo possa avere effetti sul crescente ecosistema artistico di Abu Dhabi è evidente. Eppure, se questi benefici domestici sono chiari, a chi a livello internazionale si rivolgerà il Louvre Abu Dhabi? Quali messaggi sono rivolti al pubblico del Golfo e quali ad altri?

«I messaggi che provengono del Louvre Abu Dhabi sono quelli sui quali il Governo è concentrato: apertura e connessioni culturali. Il mondo in cui viviamo è uno solo, siamo una società di accettazione. Un nostro pubblico è il mondo arabo; oggi sentiamo che gran parte del mondo arabo ignora questi messaggi. Vogliamo che i nostri visitatori provenienti da Arabia Saudita, Nord Africa ed Egitto portino questo messaggio nei loro Paesi. Il Louvre Abu Dhabi è una strumento per esprimere ciò che crediamo gli EAU possano portare nel mondo».

Redazione GDA, 05 settembre 2017 | © Riproduzione riservata

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