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«Ritratto del cardinale Ferdinando Gonzaga» (1608 ca), di un pittore italiano della prima metà del XVII secolo. Bologna, Pinacoteca Nazionale

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«Ritratto del cardinale Ferdinando Gonzaga» (1608 ca), di un pittore italiano della prima metà del XVII secolo. Bologna, Pinacoteca Nazionale

Nei carteggi con la Serenissima gli ultimi bagliori artistici del ducato di Mantova

In un saggio di Daniela Sogliani una quantità di notizie su artisti, letterati, scienziati e sul mercato dell’arte veneziano in una fase di declino e crisi dello Stato dei Gonzaga

Lorenza Santa

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Avviata nel 2017, la collana I Gonzaga digitali giunge al sesto volume con una brillante e approfondita ricerca condotta dalla storica dell’arte Daniela Sogliani che, con Andrea Canova, dirige il progetto in rete «Banche dati Gonzaga».

L’accurata trascrizione del carteggio (oltre 700 lettere) prodotto dagli inviati gonzagheschi a Venezia e dagli ambasciatori veneziani a Mantova consente di conoscere nei dettagli i rapporti culturali e diplomatici tra la Serenissima e i Gonzaga. Il periodo esaminato si estende dagli anni di governo del duca Ferdinando (1612-26) al Sacco di Mantova del 1630 con particolare riferimento alle notizie su artisti, letterati e scienziati, acquisti di opere e il mercato veneziano in una fase di declino e crisi dello Stato.

Dall’esame delle lettere e dei dispacci, giunti anche da Verona, Padova e Brescia e conservati all’Archivio di Stato di Mantova e Venezia, emergono quattro temi principali: il rapporto tra la corte e i diplomatici, la cultura artistica tra la città lagunare e Mantova, il sapere enciclopedico di Ferdinando Gonzaga e il ruolo dei mercanti di Venezia. Personaggio centrale della ricerca è il duca Ferdinando (1587-1626), figlio di Vincenzo I ed Eleonora de’ Medici, cardinale e poi signore della città. La vasta cultura e gli interessi personali, ad esempio per la scultura, lo spingono a guardare a Venezia come irresistibile polo di attrazione per cercare oggetti di lusso, opere d’arte, libri che pure la corte non poteva più permettersi a causa delle difficoltà economiche del ducato che nel 1627-28 il fratello Vincenzo II cercò di arginare con la nota vendita della collezione d’arte di famiglia al re inglese Carlo I Stuart.

Le lettere di diplomatici e intermediari sono calate nel contesto più ampio delle vicende biografiche di Guglielmo Gonzaga, nonno del duca Ferdinando, e di Vincenzo I, analizzando anche gli interessi culturali del successivo ramo cadetto Gonzaga-Nevers. Tra gli artisti menzionati nelle lettere si trovano Domenico Fetti, Francesco Albani, Justus Sadeler. Una parte del carteggio è incentrata sulla villa Favorita, progettata da Nicolò Sebregondi a nord di Mantova e ispirata alle grandi residenze tuscolane.

La ricostruzione della fitta trama di viaggi, incontri, richieste di prestiti in denaro e scambi di informazioni tra gli intermediari del duca consente di portare nuova luce su Ferdinando, «principe di vivissimo e acutissimo ingegno» che nella Galleria degli Specchi, Corridoio dei Mori e Galleria delle Metamorfosi del Palazzo Ducale di Mantova fece trasporre il suo personale e raffinato gusto artistico.

La Serenissima e il Ducato. Arte, diplomazia e mercato nel carteggio tra Venezia e Mantova (1613-1630)
di Daniela Sogliani, 617 pp., ill., Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2023, € 58

La copertina del volume

«Ritratto del cardinale Ferdinando Gonzaga» (1608 ca), di un pittore italiano della prima metà del XVII secolo. Bologna, Pinacoteca Nazionale

Lorenza Santa, 14 marzo 2024 | © Riproduzione riservata

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