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La caverna delle meraviglie di Teheran, un tesoro ancora lontano

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Redazione GDA

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Teheran (Iran). Quest’anno ricorre il quarantesimo anniversario della fondazione del Tmoca, Museo d’Arte Contemporanea di Teheran.
Il nucleo iniziale, con opere di Picasso, Dalí e Chagall, derivava dalla collezione privata di Farah Diba, in mostra nel Palazzo di Niavaran.
Il progetto di formare una collezione più ampia fu avviato con il sostegno della Nioc (National Iranian Oil Company). Farah Diba si recò personalmente presso alcuni artisti, per esempio Henry Moore, ma le fonti furono numerose: privati, gallerie d’arte (Leo Castelli, Ileana Sonnabend, Paula Cooper, John Weber, Irving Blum, Gallery of Multiples; Maeght, Beyeler, Marlborough, Hans Mayer di Düsseldorf, mercanti d’arte di Waddington), case d’asta (Christie's e Sotheby's), Art Basel, la Documenta di Kassel, un misterioso Signor Vakili esperto d’arte in Vaticano. Successivamente le linee guida furono affidate a due esperti americani, Donna Stein e David Galloway. Per quanto riguarda gli artisti locali si acquistarono i migliori pezzi iraniani anche se vennero meno alcune responsabilità: Monir Farmanfarmaian e altri artisti iraniani citarono casi in cui Galloway e il direttore Kamran Diba ebbero in prestito opere a fini espositivi, ma ne posticiparono la restituzione, in vista di possibili acquisizioni. L’americano Robert Hobbs, capo curatore dall’agosto 1978 dopo Galloway, sentì dire che dipinti di Morris Louis, Frank Stella e Mark Rothko, comprati per il museo sei anni prima (nel 1972), avevano trovato posto nelle collezioni private di alti funzionari del Governo.
Nel 2009, il catalogo della mostra «Masterpieces of the World’s Great Artists» raccolse 170 opere occidentali, un numero presumibilmente ridotto. Nel catalogo sono presenti 117 artisti a partire da Ludovic Piette con «Village Scene» del 1876 fino Sol LeWitt con «Band of Line in Four Directions» del 1977, passando per Degas, Van Gogh, Monet, Gauguin, Rodin, Munch, Klee, Nolde, Arp, Boccioni, Duchamp, Léger, Ernst, Hopper, Braque, Morandi, Kandinskij, Man Ray, De Kooning, Dalí, Marini, Pollock, Kline, Rothko, Tàpies, Twombly, Bacon, Chagall, Calder, Christo, Giacometti, Lichtenstein, Magritte, Miró, Moore, Pomodoro, Rauschenberg, Vasarely, Pistoletto, Warhol e altri. Gli artisti con più opere presenti sono Picasso (9), Giacometti (5), Oppenheim (5), Rauschenberg (5) e Vasarely (4).


Ipotesi sull’annullamento alla Gemäldegalerie e al MaXXI
Nell’ottobre 2015 viene firmato un accordo da Hermann Parzinger, presidente della Fondazione del Patrimonio Culturale Prussiano, e Majid Mollanoroozi, attuale direttore del Tmoca, che prevedeva il prestito di 60 opere del Tmoca (30 occidentali e 30 iraniane) per essere esposte alla Gemäldegalerie di Berlino. Similmente Giovanna Melandri, presidente del MaXXI, pone la firma affinché una selezione venga esposta successivamente a Roma. Il prestito era subordinato al pagamento di 2,8 milioni di euro per Berlino e 1,5 milioni per Roma.
Il ritardo dell’apertura della mostra di Berlino sembrerebbe frutto delle dimissioni del ministro della Cultura, Ali Jannati e di alcune verifiche sull’inventario delle opere sia iraniane che occidentali. Il 27 dicembre, Parzinger annuncia l’annullamento dell’evento. Il 31 gennaio 2017 anche il MaXXI comunica la cancellazione. Da questo momento fioccano solo ipotesi.
Le dimissioni di Jannati, non sembrano così rilevanti in quanto ciò che occorreva per i permessi d’esporto era la firma del presidente Rouhani, mai eseguita. Appare più interessante notare che in Iran, in questi mesi, si sono verificate diverse opposizioni al prestito forse per timore che le opere potessero essere pretese in restituzione da eventuali legittimi proprietari, impossibilitati a richiederle fin dall’epoca della Rivoluzione. Farah Diba ha dichiarato di non avere intenzione di seguire questa procedura, anche se parte della collezione le appartiene.
In opposizione al prestito, troviamo ad esempio l’Associazione dei Pittori Iraniani e Lili Golestan (Golestan Gallery), i quali chiesero a gran voce l’elenco delle opere assieme ad assicurazioni concrete sul loro rientro, ma senza ricevere esaustive affermazioni dal Tmoca. Golestan ha dichiarato che alcune opere, oggi parte della collezione, furono confiscate dalle case dei reali, dopo la vittoria della Rivoluzione.
Probabilmente in Iran l’iniziativa non è stata presentata al meglio e questo ha compromesso la possibilità di poter finalmente ammirare uno straordinario patrimonio artistico.

Redazione GDA, 01 febbraio 2017 | © Riproduzione riservata

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