Redazione GDA
Leggi i suoi articoliFerrara. Nella mostra «Carlo Bononi. L'ultimo sognatore dell'Officina ferrarese» che aprirà domani nel Palazzo dei Diamanti a Ferrara, figura anche una pala d'altare raffigurante san Lorenzo e san Pancrazio restituita al corpus delle opere di Bononi dalla storica dell’arte Mariella Palazzi. Conservata fino a poco tempo fa nella Chiesa di San Lorenzo Martire a Casumaro, al confine tra la provincia di Ferrara e quella di Modena, la pala era stata ignorata dalle fonti antiche e moderne. La studiosa è riuscita a risalirne alla paternità attraverso una lettura minuziosa, supportata dalla data (M)DCVIII (1608), riportata sulla destra della tela, nascosta dalla bellissima ancona nella quale era inserita: un’acquisizione importante per ricostruire l’attività giovanile del pittore così lacunosa di supporti cronologici.
Per anni ritenuta di incerta attribuzione, si tramandava che l’opera fosse di mano del modenese Bartolomeo Schedoni. Secondo Mariella Palazzi però le caratteristiche dei cieli della Pala di Casumaro rispecchiavano con grande evidenza una fusione di elementi figurativi ferraresi, direttamente trasmessi dal Bastarolo, maestro di Bononi, e della cultura veneta filtrata attraverso lo Scarsellino, il pittore più celebre del tempo, con chiari riferimenti a Ludovico e Annibale Carracci della vicina Bologna. «La luminosità chiara, ora smorzata dalle nubi del cielo temporalesco, ora palpitante ed accesa dall'atmosfere vibranti, con il delizioso coro di angeli ricorda gli animati cieli delle pale dello Scarsellino», sottolinea la Palazzi.
Di Bononi Girolamo Baruffaldi, suo biografo, scrisse: «[…] Meritò d'esser chiamato il Tintoretto de’ ferraresi, il pittore delle opere grandi, il facile, il grandioso».
Articoli correlati:
Pittura a cuore aperto
Articoli precedenti
Al MoMA la retrospettiva della pioniera della performance che si vorrebbe rivedere più volte
Le due importanti città-stato etrusche sono gemellate idealmente da ieri
La nuova mostra dell’artista canadese negli spazi di Basement Roma trasforma lo spettatore in un «personaggio giocante» di un videogame
Quattromila iscritti nei primi due anni sono il segno del successo legato al binomio cultura e inclusione sociale, in un Paese dove c’è bisogno di sostenere la fotografia