Redazione GDA
Leggi i suoi articoliSulzano (Bs). Cala il sipario sui Floating Piers di Christo al Lago d’Iseo, chiusi ieri dopo 16 giorni e un successo oltre le aspettative: sono stati 1,2 milioni i visitatori che hanno percorso la passerella arancione sospesa sulle acque del lago tra Sulzano, Montisola e Isola San Paolo. «L’opera d’arte non sono i Piers, ma il viaggio: chi c’è andato, la porterà nella mente per tutta la vita», ha osservato Christo nel suo intervento al congresso Icom a Milano, escludendo che l’opera, per sua stessa natura «transitoria», torni percorribile in futuro. «Tutto finisce nella vita. La cosa importante di questi progetti è che prima o poi finiscono, nessuno può possederli. La libertà non è possesso».
Ne rimarrà quindi il ricordo, sia personale sia collettivo, oltre che un esempio di gestione partecipata del territorio, come ci ha detto la sindaca di Sulzano, Paola Pezzotti, a pochi giorni dalla chiusura: «Il nostro impegno sarà proseguire a lavorare insieme per alimentare ancor di più la grande attenzione all’arte, alla cultura e al territorio di Iseo suscitata dai Floating Piers. Sono sicura che continuerà la straordinaria sinergia tra enti e cittadini nata con Christo e che si potranno fare ancora cose molto belle. Il vero lavoro, ha concluso la sindaca, è esaltare le bellezze del nostro territorio, senza stravolgerne l’identità».
Articoli correlati:
L’ultima notte per camminare sull’Iseo
E Christo convertì l’artista: il creatore è un imprenditore
Brescia, dietro le quinte dei Floating Piers di Christo
Christo tra arte e business: «Mi autofinanzio per restare libero»
Il nuovo miracolo annunciato di Christo
Christo impacchetta il Lago d'Iseo
Articoli precedenti
Al MoMA la retrospettiva della pioniera della performance che si vorrebbe rivedere più volte
Le due importanti città-stato etrusche sono gemellate idealmente da ieri
La nuova mostra dell’artista canadese negli spazi di Basement Roma trasforma lo spettatore in un «personaggio giocante» di un videogame
Quattromila iscritti nei primi due anni sono il segno del successo legato al binomio cultura e inclusione sociale, in un Paese dove c’è bisogno di sostenere la fotografia