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80 milioni per un carnet

Bruno Muheim

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Nel numero scorso abbiamo raccontato le vicende degli ultimi mesi di Sotheby’s e il ridimensionamento drastico soprattutto a livello di personale, costato all’azienda 40 milioni di dollari da aggiungere alla cifra confidenziale sulle perdite causate dalle garanzie offerte agli eredi Taubman che sembrerebbe siano da 60 a 80 milioni, ossia un totale che potrebbe essere di quasi 120 milioni.

Le ultime notizie sono ancor più stupefacenti. In teoria qualsiasi investimento dovrebbe essere rimandato a tempi più fortunati; al contrario Sotheby’s annuncia di aver acquisito lo studio di consulenza Art Agency per 80 milioni di dollari.

Per capire meglio dobbiamo tornare alla prima decade di questo secolo: la concorrenza tra Christie’s e Sotheby’s avrebbe potuto chiamarsi Cappellazzo vs Meyer, dal nome dei responsabili rispettivi (Amy Cappellazzo e Tobias Meyer) dei due dipartimenti d’arte contemporanea. Due personalità fortissime che avevano creato un sodalizio molto stretto con i propri clienti.

Da notare che entrambi avevano fatto carriera all’interno dell’azienda, quindi le loro conoscenze sociali e professionali erano il frutto della loro formazione in situ. Stranamente lasciano quasi allo stesso momento il loro datore di lavoro. Tobias Meyer se ne va in modo assai burrascoso da Sotheby’s nel novembre 2014; Amy Cappellazzo in modo più consensuale da Christie’s nel marzo successivo. La Cappellazzo fonda Art Agency con due soci, Allan Schwartzman e Allen Chinn, e torniamo così alla notizia del giorno: l’acquisto di Sotheby’s.

La casa d’aste ha comprato per 50 milioni di dollari questa microazienda con possibilità di versare altri 30 milioni in caso di buoni risultati per convincere i collezionisti a vendere tramite Sotheby’s. Ottima idea: ma non sarebbe anche il lavoro di consiglieri e management pagati tutti profumatamente per andare in giro in cerca di pane per le aste? Siccome vengono tutti dalla finanza, dal campo della moda o da altri settori ancora più esotici, è evidente che incontrare un collezionista vero li metta in crisi e che siano assolutamente incapaci di tenere una conversazione generale sull’arte come precedentemente era chiesto a tutti.

Come farà Amy Cappellazzo a convincere i suoi affezionati collezionisti a vendere da Sotheby’s, quando per anni ha vantato i meriti altrettanto eccellenti di Christie’s e (molto peggio) questi ultimi due anni li ha convinti a vendere tramite lei, senza affidarsi alle case d’asta?

Dulcis in fundo: Mitchell Zuckermann, storico direttore finanziario di Sotheby’s, aveva usufruito della ristrutturazione dei mesi scorsi e di una buonuscita multimilionaria; ora uno dei soci di Art Agency, Adam Chinn, lo rimpiazza da Sotheby’s!

Un po’ più di un anno fa certi azionisti avevano chiesto e ottenuto la testa di Bill Ruprecht, l’allora presidente di Sotheby’s, colpevole di non versare dividendi sostanziosi e questo malgrado un’ottima gestione. Che cosa faranno con Tad Smith, l’attuale presidente? Quando Ruprecht lasciò Sotheby’s, la quotazione delle azioni era il doppio di quella di oggi...

Bruno Muheim, 05 febbraio 2016 | © Riproduzione riservata

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80 milioni per un carnet | Bruno Muheim

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