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Il Tuffatore è tornato

Sepolture e templi: gli studi di Zuchtriegel

Carlo Avvisati

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Una tomba ritrovata alla fine degli anni Novanta in località Arcioni di Paestum e mai esposta prima d’ora, secondo Gabriel Zuchtriegel, direttore del museo pestano, sarebbe l’elemento chiave per rivedere tutte le teorie avanzate dagli studiosi di storia dell’arte e di archeologia sulla Tomba del Tuffatore e le sue pitture, dal rinvenimento, nel giugno 1968, a oggi.

L’occasione per presentare la sua ipotesi di lavoro è stato il rientro del «Tuffatore» nel museo e la collocazione delle lastre nella sala «Mario Napoli» (l’archeologo che la scoprì) restaurata e allestita in virtù di una donazione di 25mila euro da parte di un privato, Antonio Palmieri.

«La “Tomba delle Palmette”, sottolinea l’archeologo, mostra che esisteva già una tradizione locale per la decorazione e dunque il “Tuffatore” non sarebbe più un caso isolato, un’opera realizzata su commissione di un etrusco che chiede una tomba decorata secondo le tradizioni della sua area d’origine, come voleva una scuola di pensiero. E nemmeno, come secondo altri studiosi, si tratta di un esempio della grande pittura greca. Più realisticamente possiamo parlare di una tradizione locale legata al territorio».

La sepoltura, un cassone in travertino locale, si presenta intonacata internamente. Sulle quattro lastre laterali, due fascioni sovrapposti in nero e rosso la decorano insieme con una cornice rossa, internamente vuota. La lastra della deposizione è anche stuccata di bianco. Il coperchio ha, lungo i bordi, una fascia nera ai cui angoli sono quattro palmette simili, ma non uguali, a quelle che si trovano nel «Tuffatore».

La tomba, secondo Marina Cipriani, archeologa e per un ventennio direttrice del museo pestano, è «importante in quanto ha una decorazione di grande qualità ma soprattutto perché è contenuta in uno spazio isolato rispetto a quello della necropoli e fa intravedere forme di articolazione sociale in cui certi personaggi adottano per le proprie sepolture caratteri distintivi come colori e decorazioni. Oltre, poi, a colmare un vuoto tra la “Tomba del Tuffatore” e le prime testimonianze di sepolture dipinte datate alla fine del V secolo».

Altra peculiarità è che l’individuo sepolto, una donna, non recava con sé oggetti di corredo, ma due lekythoi attiche a figure nere, una con scena di oplita che si arma e l’altra, mal conservata, con una teoria di personaggi. La decorazione sarebbe stata, inoltre, secondo Zuchtriegel, molto condizionata dai grandi cantieri dei templi: all’epoca esisteva già quello di Atena e stava per iniziare la costruzione di quello di Nettuno; gli artigiani lavoravano ai santuari usando gli stessi materiali delle tombe: travertino, stucco bianco, colori ed elementi geometrici.

«Utilizzando analisi archeometriche intendiamo studiare il rapporto tra la decorazione del “tuffatore” e quelle delle altre tombe per capire la provenienza delle maestranze e in quale ambito lavoravano, rimarca l’archeologo. Stiamo preparando il piano di analisi. Appena pronto, partiremo».

Carlo Avvisati, 05 novembre 2016 | © Riproduzione riservata

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