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Una vita inimitabile

Arabella Cifani

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A chi si reca a visitare villa I Tatti alta sui colli tra Fiesole e Settignano, cinta dalla grazia dei suoi giardini all’italiana, perennemente verdeggianti di cipressi e bussi, operosa di studi di arte, pare di entrare in una sorta di paradiso terrestre. Un luogo ove la cultura costituisce l’essenza stessa di un vivere superiore.

La casa e le collezioni di Bernard Berenson (1865-1959) che costruì la villa e fece progettare i giardini, vi abitò e vi è sepolto, costituiscono il perfetto teatro in cui il celebre conoscitore d’arte si mosse e si esibì per i suoi numerosi visitatori, clienti ed estimatori, per oltre cinquanta anni.

L’edificio rustico dei Tatti fu abitato da lui e dalla moglie Mary fin dall’anno 1900 e acquistato nel 1907. Berenson chiamò a progettare la nuova villa gli architetti Geoffrey Scott e Cecil Pinsent, commissionò una grande biblioteca e un giardino all’italiana situato all’interno di una tenuta agricola. Nel tempo i Tatti divennero una casa confortevole, un centro intellettuale di vita cosmopolita, e sulle sue pareti si allinearono collezioni sempre più ricche e selezionate di dipinti italiani rinascimentali. I Berenson vissero ai Tatti fino alla loro morte: nel 1945 Mary, nel 1959 Bernard.

Con un pensiero illuminato Bernard Berenson fin dal 1936 decise di donare la villa, e le sue collezioni di opere d’arte, la biblioteca e la fototeca alla Harvard University. Dopo la sua morte la villa  è diventata un attivo centro di ricerca sul Rinascimento Italiano, gestito come un ambitissimo campus estero per gli studenti in visita dagli Stati Uniti.

Nell’artificio dei Tatti BB (come lo chiamavano gli amici) mise tutto di sé: le sue corpose sostanze economiche, ottenute vendendo opere italiane ai musei americani, ma soprattutto il suo spirito; al punto che in quello spazio incantato rimase preso dal cerchio magico del suo stesso incantesimo, fino a confondersi e divenire nelle cronache e nei ricordi integrante parte decorativa del luogo. Le eleganti stanze dove ha abitato e che l’università americana ancora usa, hanno mantenuto l’esprit della loro antica vita.

I quadri, i libri e le opere collezionate sprigionano ancora l’essenza di un vivere inimitabile che accomuna Berenson a tutta una serie di grandi esteti che popolarono l’Europa della fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento e che si spensero, o meglio, si infransero, con l’avvento delle tecnologie moderne.

Berenson  è stato uno degli ultimi rappresentanti di una stirpe di storici dell’arte che furono (o cercarono di essere) al contempo eleganti uomini di mondo e fini studiosi, uno degli ultimi di una razza di intellettuali sofisticati (o verniciati per sembrare tali) che oggi sta per disperdersi definitivamente.  

Per celebrare Mary e Bernard Berenson, a 150 anni dalla nascita di quest’ultimo, è uscito recentemente il suntuoso e importante volume The Bernard and Mary Berenson Collection of European Paintings at I Tatti: un’iniziativa necessaria poiché il primo catalogo, edito nel 1962, era ormai da molto tempo introvabile e comunque superato. 

A cura di Carl Brandon Strehlke e Machtelt Brüggen Israëls, il volume, di ben 823 pagine magnificamente illustrate, raccoglie e studia in modo esemplare i 149 dipinti collezionati dai Berenson tra la fine del 1890 e i primi decenni del XX secolo, quando Berenson si stava avviando a divenire una autorità internazionale nel settore dell’arte rinascimentale italiana.

Il catalogo permette per la prima volta di cogliere a fondo gli interessi intellettuali e il gusto collezionistico dei Berenson e appare come un’opera di grande interesse per la storia dell’arte, uno di quei libri che solo ogni tanto possono essere editi grazie ad un felice incontro fra potenti mezzi economici e qualità di studio.

 The Bernard and Mary Berenson Collection of European Paintings at I Tatti  a cura di Carl Brandon Strehlke con Machtelt Brüggen IsraëlsScritto da un team internazionale che comprende alcuni fra i più importanti storici dell’arte del mondo, è stato favorito nella sua realizzazione dal vasto epistolario di Berenson, dai diari della coppia, dalle loro notazioni presenti nella vastissima fototeca, da inedite fotografie di famiglia. Tutte le schede dei dipinti sono illustrate e corredate da approfonditi studi scientifici e tecnici. Il catalogo comprende saggi sull’evoluzione collezionistica di Berenson, sul suo specifico interesse per la pittura senese, sull’inquietante rapporto con il geniale falsario senese Icilio Federico Joni, sui rapporti di Berenson con il critico Roger Fry,  sui murales di René Piot per I Tatti. Completa il volume una serie di 94 schede di dipinti che anticamente erano a I Tatti e che comprende anche le donazioni fatte a musei europei e americani. 

Fra le molte interessanti e spesso inedite foto che il volume pubblica ne segnaliamo due in particolare: una, del 1956, ritrae Roberto Longhi in visita ai Tatti, in piedi, in atto di deferente inchino verso BB seduto: «due potestà, due canizie, due esperienze consumate», per dirla con Alessandro Manzoni, si fronteggiano, ma Berenson appare distaccato, altero e con un filo d’ironia nello sguardo.  La seconda immagine, sempre del 1956, è un disegno squisito di Pietro Annigoni, che rappresenta Berenson a letto. Del disegno, poco noto, si conoscono tutte le circostanze della realizzazione. Il critico vi appare anziano e fragile, ma vigile e vivo di pensiero, illuminato da una luce quasi ultraterrena: prossimo ormai alla morte e pronto per essere consegnato al mito. 

The Bernard and Mary Berenson Collection of European Paintings at I Tatti
a cura di Carl Brandon Strehlke con Machtelt Brüggen Israëls
804 pp., 180 ill. a colori 40 b/n
Officina Libraria, Milano 2015
$ 145,00.

Arabella Cifani, 09 gennaio 2016 | © Riproduzione riservata

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