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Patrizia Mussa, Afghanistan © Patrizia Mussa

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Patrizia Mussa, Afghanistan © Patrizia Mussa

Quando i teatri di guerra erano luoghi di pace

Chiara Coronelli

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Torino. «Un tempo luoghi di incanto, campi assolati, abitati con austera dignità, patrimoni universali, riserve di cultura e risorse, ora terreni di guerre estranee e inattese, teatri di violenze, brutalità e spregio calcati da orde di attori mendaci al soldo di cacciatori di teste e di tesori occulti». Sono questi i teatri percorsi da Patrizia Mussa quando ancora erano luoghi di pace e bellezza. Fotografa, viaggiatrice, filosofa e antropologa, a lei Artphoto dedica il secondo appuntamento dell’autunno con la personale «Warless Theatres» allestita fino al 6 novembre negli spazi del Palazzo Granieri della Roccia. A cura di Giovanna Calvenzi, la mostra espone immagini scattate tempo fa in Etiopia, Afghanistan e Yemen, fotografie sulle quali l’autrice è tornata per rivisitare l’incanto provato davanti a quegli orizzonti magici.
Dai deserti yemeniti alla capitale Sana’a con i suoi edifici in fango essiccato, alti fino a cinque piani, che con le facciate decorate spiccano contro l’orizzonte del vasto altopiano; alla vastità delle vallate afghane dove i lasciti della civiltà sono ormai un ricordo; fino alla città etiope di Lalibela, con le sue chiese rupestri scavate nella roccia viva. In queste fotografie si può seguire il viaggio a ritroso di Patrizia Musso, un ritrovamento che è anche sedimentazione dello sguardo che cambia nel tempo, si fa più denso, e attinge al ricordo per ridargli presenza, e per richiamare doverosa attenzione su una tragedia che l’umanità non è riuscita a evitare.

Patrizia Mussa, Afghanistan © Patrizia Mussa

Patrizia Mussa, Yemen © Patrizia Mussa

Chiara Coronelli, 20 ottobre 2016 | © Riproduzione riservata

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Quando i teatri di guerra erano luoghi di pace | Chiara Coronelli

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