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Politico, alchemico ed esoterico

Federico Florian

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Fumetti, arsenico e lapislazzuli: una retrospettiva di Sigmar Polke a Palazzo Grassi

Quattro anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, il filosofo tedesco Karl Jaspers coniò una nuova categoria storica: l’Età Assiale, un’epoca di straordinaria vitalità culturale tra l’800 e il 200 a.C. in cui, simultaneamente ma autonomamente, alcuni pensatori rivoluzionari gettarono in Europa e in Asia le basi spirituali, scientifiche e filosofiche del mondo. In omaggio a tale mitica era della storia dell’umanità, l’artista tedesco Sigmar Polke (1941-2010) eseguì uno straordinario ciclo di dipinti, intitolato appunto «Axial Age» (2005-07), presentato alla Biennale di Venezia del 2007.

Si tratta di sette giganteschi dipinti su tela, a metà tra astrazione e figurazione, dalle tonalità blu-violacee. È proprio questa serie pittorica a introdurre il percorso espositivo della grande retrospettiva dedicata a Polke dal 17 aprile al 6 novembre a  Palazzo Grassi. A cura di Elena Geuna e Guy Tosatto, direttore del Musée de Grenoble, la mostra, che coincide con il 75mo anniversario della nascita dell’artista, raccoglie circa 90 opere tra dipinti, disegni, installazioni e film, la maggior parte delle quali provenienti dalla collezione di François Pinault che, tra l’altro, acquisì i sette dipinti esposti alla Biennale del 2007. 

Tra i lavori esposti, i caratteristici dipinti che riproducono il motivo puntinato della stampa, una riflessione sul senso e la veridicità delle immagini mediatiche, di cui l’artista era solito appropriarsi. Lo fece sin dagli inizi della sua attività, quando con il collega Gerhard Richter fondò il «Realismo Capitalista», in contrapposizione al Realismo Socialista dominante in quella Ddr dalla quale egli stesso proveniva. Se a proposito del readymade mediatico si parlò, anche un po’ a sproposito, di Pop art, nel corso della sua ricerca Polke intensificò, ai confini tra chimica e alchimia, le sue sperimentazioni materiche (utilizzò svariati materiali nei suoi dipinti, dal lapislazzulo all’uranio, dalla polvere di meteorite all’arsenico, sino a provocare una sorta di processualità pittorica).

Nel contempo, si complicavano le iconografie, spazianti dall’esoterismo alla Rivoluzione Francese, da riferimenti düreriani al fumetto. Sempre dal 17 aprile, e fino al 20 novembre, il secondo spazio della Fondazione Pinault, Punta della Dogana ospita la collettiva «Accrochage», a cura di Caroline Bourgeois. L’esposizione invita il visitatore a una fruizione libera, senza imporre una chiave interpretativa univoca. I lavori sono realizzati da 29 artisti, alcuni dei quali presenti per la prima volta in una mostra della Fondazione: tra gli altri, Nina Canell, Tacita Dean, Goshka Macuga, Fabio Mauri, Florian Pumhösl, Haim Steinbach e Cerith Wyn Evans. 

Federico Florian, 13 aprile 2016 | © Riproduzione riservata

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