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Lo scrigno del cardinale Guala Bicchieri

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Lo scrigno del cardinale Guala Bicchieri

La Magna Charta e il tesoro del cardinale

Nell'Arca di Vercelli il documento e oggetti appartenuti al diplomatico Guala Bicchieri

Maria Carla Grazioli

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Vercelli. «La Magna Charta: Guala Bicchieri e il suo lascito. L’Europa a Vercelli nel Duecento» è il titolo della mostra allestita dal 23 marzo al 9 giugno in Arca, spazio espositivo nell’ex Chiesa di San Marco. Curata da Daniele De Luca, direttore dell’Ufficio Beni Culturali dell’arcidiocesi e da Saverio Lomartire, docente di Storia dell’arte medievale, la mostra è stata organizzata in occasione degli 800 anni della posa della prima pietra dell’Abbazia di Sant’Andrea, la cui costruzione si deve al cardinale Bicchieri, al rientro, nel 1218, dalla missione diplomatica in Inghilterra, dove fu legato pontificio presso la corte inglese e tutore di Enrico III.

A rendere possibile l’edificazione della chiesa furono le rendite di St. Andrew’s di Chesterton, che Bicchieri ricevette in dono da Enrico III, quale segno di gratitudine per il suo operato. Una ventina gli oggetti esposti: il clou è la Magna Charta Libertatum firmata da Guala Bicchieri nel 1217 e proveniente dalla cattedrale di Hereford. È il documento redatto in latino il 15 giugno 1215 con cui il re d’Inghilterra Giovanni Senzaterra sanciva per la prima volta una serie di limiti ai poteri del sovrano inglese, riconoscendo i diritti dei baroni del suo Regno. Guala Bicchieri supervisionò il documento apponendo il proprio sigillo sia nella versione revisionata della Magna Charta del 1216, sia nella riconferma dell’anno successivo.

Quest’ultimo manoscritto visibile per la prima volta in Italia, è esposto a Vercelli in una sorta di «sacello» di un cardinalizio rosso porpora. Ad aprire l’allestimento è invece un’esperienza immersiva che traccia i momenti salienti della vita di Bicchieri. Sono esposti oggetti della collezione del prelato vercellese, tra cui un coltello eucaristico databile tra il 1200 e il 1225 in prestito dalle Civiche Raccolte di Arte Applicata del Castello Sforzesco Milano.

Secondo la tradizione il prezioso manufatto di oreficeria appartenne a Thomas Becket, divenuto poi l’arma con cui i sicari di Enrico II lo uccisero. Inoltre codici, manoscritti, medaglioni di Limoges, opere pittoriche e il celebre cofano, proveniente da Palazzo Madama di Torino, utilizzato dal cardinale come baule da viaggio. Il percorso tematico si estende anche nella città di Vercelli ai musei Borgogna, Leone e del Tesoro del Duomo, all’Archivio di Stato della città piemontese e all’abbazia di Sant’Andrea.
 

Lo scrigno del cardinale Guala Bicchieri

Maria Carla Grazioli, 22 marzo 2019 | © Riproduzione riservata

La Magna Charta e il tesoro del cardinale | Maria Carla Grazioli

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