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Eva Degl'Innocenti, direttrice del Marta di Taranto. Foto di Umberto Diecinove

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Eva Degl'Innocenti, direttrice del Marta di Taranto. Foto di Umberto Diecinove

Dobbiamo produrre mostre da esportazione

Anna Saba Didonato

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Taranto. Si è insediata il primo dicembre la neodirettrice del MarTa (Museo Nazionale Archeologico di Taranto), Eva degl’Innocenti, 39 anni, archeologa di Pistoia con un curriculum di studi ed esperienze lavorative maturati in Italia e all’estero. Dopo la Scuola di Specializzazione di Archeologia, a Pisa, consegue il diploma di Dottorato in Storia e Archeologia del Medioevo, a Siena, e insegna in Università italiane e francesi. Ha lavorato presso le Scuderie del Quirinale con un progetto dedicato alla mediazione e alla didattica museale e, nel 2009, presso il Musée National du Moyen Âge di Parigi come ricercatrice e project manager. Nel 2010, un secondo progetto europeo le permette di ampliare le sue collaborazioni con la città di Saint-Denis, sede di un centro pioniere della storia dell’archeologia in Francia, dedicandosi anche a museografia, curatela di mostre e comunicazione, «secondo il modello polivalente francese che richiede anche riflessioni sulla valorizzazione e promozione di quello che si fa», spiega la Degl’Innocenti. Nel 2010 vince un concorso pubblico per la progettazione di un nuovo museo archeologico, il Centre d’Interprétation du Patrimoine Coriosolis, da lei creato e poi diretto dal 2013.

Ha rinunciato a un contratto a tempo indeterminato in Francia per una nomina importante ma quadriennale in Italia. Perché?
Nel 2008 ero disillusa, mi sembrava che l’Italia non potesse offrirmi opportunità lavorative. La Francia, invece, mi ha accolto benissimo, consentendomi di crescere professionalmente grazie anche a ruoli di responsabilità che qui non si offrivano ai giovani. Mi sono sempre detta che non sarei mai tornata a qualsiasi condizione, così quando ho saputo del concorso indetto dal Mibact, e in più della presenza del MarTa tra i musei interessati, ho deciso di inviare la mia candidatura. Taranto poi è una città molto complessa, poliedrica, con un grande potenziale, un patrimonio ancora non del tutto «sfruttato» e un’ubicazione geografica unica in Europa. In più la Puglia, che adoro, è molto dinamica: per me la capofila della rinascita del Mezzogiorno.
In Italia che cosa teme di più?
Le lungaggini burocratiche che possono bloccare il lavoro. Spero che l’Italia abbia la forza di dare priorità ai progetti e non ai conflitti fra vari attori e istituzioni. La Francia è diversa, è molto più pragmatica e metodica (con i suoi pro e contro) e guarda al raggiungimento dell’obiettivo. Però mi sembra che la realtà attuale prometta bene, io sono molto fiduciosa. Ho indicato Taranto tra le mie prime scelte perché adoro le sfide e in più perché credo nella funzione sociale della cultura. E in una realtà socialmente complessa, come quella tarantina, penso che il nostro lavoro sia anche una missione.
Quali programmi ha per per il MarTa?
Riorganizzare i servizi in modo da creare una struttura che dall’organico permetta di passare a un vero e proprio organigramma. Mettere a punto un «polo conservazione», secondo un modello europeo di curatore e conservatore, che consenta all’archeologo di dedicarsi alla sua missione. L’idea è di creare mostre tematiche da esportare, non solo in Europa ma anche negli Stati Uniti e in Estremo Oriente. Ci sarà una curatela interna, con un tariffario: noi cureremo il progetto scientifico-culturale e daremo indicazioni di massima sull’aspetto allestitivo che, invece, sarà demandato alla struttura museale. Le mostre saranno realizzate soprattutto con le collezioni conservate nei depositi in modo da non depauperare la collezione permanente, anche perché in primavera apriremo il secondo piano del museo, che comprende il percorso che va dal Neolitico al IV sec. a.C. Tra i progetti futuri, la creazione di un archivio digitale con la riorganizzazione dei depositi. Altro aspetto importante è quello della promozione e comunicazione, prevista nell’organico prefigurato dal Mibact ma attualmente assente. Occorrerà sviluppare una politica culturale interessante, con una programmazione annuale per tutti i target di pubblico, dal neofita al conoscitore medio, al pubblico degli specialisti, senza dimenticare i bambini ai quali andrà un’attenzione particolare. E poi dobbiamo riuscire a fare una politica di eventi che non sia legata solo all’archeologia ma comprenda anche concerti e arte contemporanea, aprendo così le porte ai giovani creativi. E, infine, creare uno spazio per la ristorazione dove organizzare serate dedicate alla cucina creativa.

Eva Degl'Innocenti, direttrice del Marta di Taranto. Foto di Umberto Diecinove

Anna Saba Didonato, 16 maggio 2016 | © Riproduzione riservata

Dobbiamo produrre mostre da esportazione | Anna Saba Didonato

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