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«Les Flamants» (1910 ) di Henri Rousseau, aggiudicato a 43,5 milioni di dollari da Christie’s

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«Les Flamants» (1910 ) di Henri Rousseau, aggiudicato a 43,5 milioni di dollari da Christie’s

Report delle aste di maggio: denaro più caro, meno speculazione, salutare frenata

Il costo aumentato del denaro e investitori meno propensi a indebitarsi con le banche contraggono i risultati di Christie’s e Sotheby’s nel moderno e contemporaneo con qualche eccezione: il Doganiere Rousseau, Basquiat, Alice Neel, Bourgeois

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Alberto Fiz

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Il denaro non dorme mai. Parola di Gordon Gekko, il protagonista del film di Oliver Stone «Wall Street». Una frase che rimbomba con forza in questo periodo dove proprio il denaro appare sveglio, anzi sveglissimo tanto da causare un terremoto all’economia mondiale da quando per calmierare l’inflazione i tassi d’interesse sono saliti alle stelle.

Per colpa di Christine Lagarde e Jerome Powell, rispettivamente presidenti della Banca Centrale Europea e della Federal Reserve, oggi il denaro costa una follia e i rendimenti dei titoli di Stato sono in ascesa libera. Tutto questo incide anche sulle scelte degli investitori assai meno propensi di un tempo a chiedere soldi alle banche. Una sofferenza per l’economia di cui il mercato dell’arte è parte integrante. Del resto, non va dimenticato che l’aumento dei tassi si aggiunge alla guerra in Ucraina, che sembra lontana dalla conclusione, alla volatilità delle Borse e al fallimento di alcuni istituti di credito.

Un mix non certo favorevole che ha condizionato i risultati delle aste newyorkesi di maggio apparse globalmente sottotono (non manca qualche eccezione come il Basquiat appartenuto a Valentino) con risultati inferiori alle attese soprattutto nell’ambito dell’arte contemporanea e dei settori più speculativi e modaioli dove i trentenni hanno smesso di danzare arrestando così la roulette dei rialzi. Dall’11 al 19 maggio Sotheby’s e Christie’s con tredici aste hanno incassato 1,7 miliardi di dollari (1,57 miliardi di euro), molto al di sotto del 2022 (2,4 miliardi) e del 2021 (2,1 miliardi).

Una forte contrazione dovuta non solo a ragioni macroeconomiche, ma a un’offerta più modesta rispetto alle stagioni precedenti con collezioni non così entusiasmanti rispetto alla Paul Allen o alla Macklowe. Nonostante questo, si ha la sensazione che taluni prezzi abbiano raggiunto il massimo della loro tensione e che gli esperti delle major abbiano dovuto intervenire in corsa abbassando frettolosamente i range per evitare pesanti contraccolpi sul mercato.

La dimostrazione più evidente si è avuta il 17 maggio da Christie’s a New York quando è andata in scena la collezione dell’immobiliarista di Boston Gerald Fineberg, scomparso nel dicembre dello scorso anno, che ha incassato 153 milioni di dollari rimanendo al di sotto delle stime pre asta di 163-235 milioni di dollari. A deludere sono state le star, con «Untitled» di Christopher Wool aggiudicato per 10 milioni di dollari rispetto a una previsione di 15/20 milioni, e «East Hampton III», un De Kooning appena discreto precipitato a 3,6 milioni di dollari, circa la metà della stima minima.
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Ma non hanno certo brillato neanche le «Bagnanti» di Gerhard Richter vendute per 9,6 milioni di dollari quando le previsioni massime sfioravano i 20 milioni, né «Kiepenkerl (Humpty Dumpty)», il viandante in acciaio specchiante di Jeff Koons (nella foto) che ha terminato la gara a 1,9 milioni di dollari (era previsto un incasso tra 3 e 5 milioni), circa la metà rispetto al risultato del 2008 quando da Sotheby’s a Londra aveva totalizzato una cifra equivalente a 4,2 milioni di euro. Poco avvincente anche la gara intorno a «Buste d’homme lauré», una composizione tarda di Pablo Picasso che ha cambiato proprietario per 8,4 milioni di dollari, cifra di poco superiore a quella spesa dallo stesso Fineberg nel 2018 quando si era assicurato l’opera nell’asta di Sotheby’s a Hong Kong.

La situazione è apparsa più rosea di fronte a Alice Neel, l’artista scomparsa nel 1984 tornata in auge con la mostra al Guggenheim di Bilbao e il sostegno di David Zwirner. Ebbene, le sue gemelle dall’aspetto inquieto, decisamente in anticipo rispetto al nuovo corso della pittura, hanno trovato un acquirente disposto a spendere 2,6 milioni di euro e nella stessa occasione un colorato arazzo di Alighiero Boetti in cui viene declinata l’espressione «Ammazzare il tempo» si è imposto per 3,9 milioni di euro, cifra superiore alle previsioni.

Ma il trend del contemporaneo non appare certo esaltante e la 21st Century Evening Sale da Christie’s il 15 maggio ha raggiunto appena 98,8 milioni di dollari di cui 67,1 (pari al 47%) provenienti da «El Gran Espectáculo» il dipinto di Jean-Michel Basquiat appartenuto a Valentino, che attraverso una tela di oltre tre metri ha mescolato il graffitismo con la storia dell’antico Egitto. Il prezzo appare persino inferiore alle attese, ma non bisogna dimenticare che il 9 novembre 2005 la stessa opera era stata acquistata proprio dal re della moda nella vendita di Sotheby’s a New York per 5,1 milioni di dollari, ben dodici volte in meno rispetto a oggi.

Insieme a Basquiat, l’altro top price del contemporaneo lo ha stabilito Louise Bourgeois con «Spider», un grande ragno alto oltre due metri e mezzo venduto il 18 maggio da Sotheby’s per 32,8 milioni di dollari, nuovo record d’asta. Nemmeno una follia tenendo conto che lo scorso anno durante Art Basel, Hauser & Wirth avevano pubblicizzata la vendita per oltre 40 milioni di dollari di un altro ragno dalle dimensioni simili.
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Ma un mercato col freno tirato appare nuovamente predisposto per investimenti sui maestri classici e da Christie’s il vero exploit è firmato dal Doganiere Rousseau, un finto naïf diventato mito che ha raggiunto il suo record decuplicando quello precedente grazie a «Les Flamants», straordinario paesaggio del 1910 con i fenicotteri in primo piano. L’opera è stata aggiudicata per 43,5 milioni di dollari, mentre il primato precedente era immutato da vent’anni, da quando nel 1993 il «Ritratto di Joseph Brummer» aveva totalizzato da Sotheby’s a Londra 2,7 milioni di sterline. Anche Sotheby’s ha avuto il suo momento di gloria il 16 maggio quando è stata proposta la collezione di Mo Ostin, lo storico discografico che ha guidato per oltre trent’anni la Warner Bros Records.

Scomparso il 31 luglio scorso all’età di novantacinque anni, ha lasciato un patrimonio che gli eredi si sono immediatamente accaparrati (lo stesso hanno fatto i successori di Fineberg). Il fatturato complessivo è stato di 123,7 milioni di dollari, ma la metà (61,1 milioni) è merito di due dipinti di René Magritte. Il primo era un refrain particolarmente noto, «L’Empire des lumières» (80 x 66 cm) che ha raggiunto 42,2 milioni di dollari. Sebbene l’asticella della stima massima fosse posizionata a 55 milioni di dollari, l’aggiudicazione rimane ottima tenendo conto che nel marzo dello scorso anno un’altra composizione con lo stesso soggetto ma molto più grande (114 x 146 centimetri) aveva raggiunto da Sotheby’s a Londra un record di 59,4 milioni di sterline (71,5 milioni di euro).

Per trovare un’altra sorpresa è necessario un ulteriore balzo indietro nel tempo andando alla scoperta de l’«Isola nell’Attersee», rarefatta quanto sperimentale composizione di Gustav Klimt datata 1901 che appare perfettamente in linea con Claude Monet e con gli albori dell’Astrattismo. La superficie del dipinto è quasi completamente ricoperta di acqua con sorprendenti variazioni cromatiche e luministiche. Il 16 maggio da Sotheby’s l’opera ha chiuso la gara a 53,2 milioni di dollari, cifra sicuramente ben spesa.

Tra le composizioni intimiste dell’asta non è mancata una «Natura morta» di Giorgio Morandi che senza fare rumore ha cambiato proprietario per 1,6 milioni. Insomma, a New York il mercato ha voltato pagina e sembra proprio che la speculazione abbia smesso di mordere con taluni flop imprevisti. I prezzi calmierati inducono a una riflessione rispetto a un sistema tornato in equilibrio. Forse è il momento di comprare.

«Kiepenkerl (Humpty Dumpty)» di Jeff Koons, venduta per appena 1,9 milioni da Christie’s

Da Christie’s il Basquiat di Valentino, «El Gran Espectáculo (The Nile)», ha realizzato 67,1 milioni di dollari: era stato acquistato per 5,1 milioni

Alberto Fiz, 31 maggio 2023 | © Riproduzione riservata

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