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L’edizione 2023 di Masterpiece è stata cancellata dopo un calo degli espositori europei e una significativa perdita di entrate: l’amministratore delegato Lucie Kitchener lo attribuisce alla pandemia, all’aumento dei costi e alla Brexit

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L’edizione 2023 di Masterpiece è stata cancellata dopo un calo degli espositori europei e una significativa perdita di entrate: l’amministratore delegato Lucie Kitchener lo attribuisce alla pandemia, all’aumento dei costi e alla Brexit

Il Covid non nasconde più il danno della Brexit: -47% in Gran Bretagna

Poco alla volta anche gli inglesi capiscono l’assurdo e madornale errore che hanno fatto uscendo dall’Europa

A poco più di un anno dall’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, la Gran Bretagna sta perdendo il suo status di leader culturale. È recente la notizia della cancellazione di tre fiere, Masterpiece di Londra, Art & Antiques for Everyone di Birmingham e l’edizione estiva di Art & Antiques Fair Olympia, ultime vittime di un mercato dell’arte britannico in declino, come sottolineato in un rapporto pubblicato il 17 gennaio dalla Camera dei Lord, che critica l’approccio «compiacente» e «incoerente» del governo alle arti. Pur non menzionando specificamente la Brexit, il rapporto rileva come il Regno Unito stia perdendo terreno rispetto ai concorrenti europei e mondiali in termini di esportazione di beni e servizi culturali del Regno Unito che tra il 2019 e il 2020 è crollata del 47%.

Secondo il rapporto, ciò è in gran parte attribuibile alla pandemia, anche se altri Paesi nel 2020 hanno registrato una crescita e, entro il 2021, molti altri avevano superato i livelli pre pandemia. Nel 2020 il Regno Unito, con una quota del 5,3% delle esportazioni globali di servizi creativi culturali, si posizionava tra i primi cinque maggiori esportatori, ma appena davanti al Giappone (4,4%) e ai Paesi Bassi (4,3%), e considerevolmente dietro il 7% della Germania. La gravità della pandemia ha confuso l’analisi degli effetti precisi della Brexit, anche se molti operatori del settore avvertono che le ricadute economiche sono sempre più chiare.

Secondo Lucie Kitchener, amministratore delegato di Masterpiece, è stata la combinazione di pandemia, aumento dei costi delle esposizioni (un’impennata di oltre il 30% dal 2019) e Brexit a contribuire alla decisione di MCH Group, con sede in Svizzera, a cancellare la fiera, dopo il calo di espositori dall’Europa registrato l’anno scorso e una flessione nel fatturato: «La pandemia, osserva Kitchener, ha ritardato l’impatto della Brexit e la capacità del Regno Unito di affrontarla».

Paul Hewitt, direttore generale della Society of London Art Dealers (Slad), afferma che il Regno Unito sta «perdendo lustro e attività», in gran parte a causa dell’onere normativo di condurre affari dopo la Brexit. Secondo Hewitt, MCH si sta concentrando su Hong Kong e Parigi, dove gestisce le fiere di Art Basel, anziché su Londra, perché «lì c’è meno volatilità economica e politica, meno burocrazia da espletare e maggiore redditività».

Secondo un sondaggio di prossima pubblicazione, commissionato dalla Slad e redatto dall’economista culturale Clare McAndrew, l’81% dei membri è «o estremamente o moderatamente preoccupato» per l’attuale «volatilità politica ed economica» nel Regno Unito e il 75% è «o molto preoccupato o moderatamente preoccupato» per le difficoltà legate al trasporto di opere d’arte oltre confine: «Questo è un risultato diretto della Brexit», commenta Hewitt.

Il fardello della regolamentazione
Nel frattempo, il 78% dei mercanti che hanno risposto al sondaggio «si sente più preoccupato per l’onere delle normative» ora imposte sul mercato, e molti citano nello specifico l’impatto delle norme antiriciclaggio del Regno Unito, introdotte a febbraio 2020 e chiarite lo scorso luglio per includere anche le criptovalute.

Il paradosso, osserva Hewitt, è che i mercanti britannici vedono con favore la normativa, ma la considerano «un po’ pesante in queste prime fasi». Inoltre, prosegue Hewitt: «I mercanti internazionali percepiscono il Regno Unito come un luogo ostile agli affari a causa delle normative vigenti».

Jeremy Epstein e Sarah Rustin, cofondatori del London Gallery Weekend, propongono che il Governo aiuti le gallerie con incentivi per acquirenti con sede nel Regno Unito a comprare entro i confini, poiché attualmente «il tasso di importazione del 5% è più allettante rispetto al 20% che si paga quando si acquista in Uk».

Secondo alcuni operatori del settore è giunto il momento di approfittare della Brexit eliminando l’Iva sulle importazioni permanenti di opere d’arte.
L’importazione temporanea consente attualmente di rinviare di due anni l’imponibile, ma Anthony Browne, presidente della British Art Market Federation, dice che la decisione di continuare con il sistema «imposto dall’Europa dopo la Brexit» dell’Iva sull’importazione ha «causato problemi immensi perché ora gli ostacoli da superare sono due anziché uno». L’eliminazione dell’Iva sarebbe «un’iniezione di fiducia nel Regno Unito come hub del mercato globale», aggiunge.

Leggi anche: La Brexit: che disastro!

L’edizione 2023 di Masterpiece è stata cancellata dopo un calo degli espositori europei e una significativa perdita di entrate: l’amministratore delegato Lucie Kitchener lo attribuisce alla pandemia, all’aumento dei costi e alla Brexit

Anny Shaw, 16 marzo 2023 | © Riproduzione riservata

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