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Warhol, vidi, Vinci

In occasione dell’Art Week, il programma di mostre ed eventi organizzato dal Comune di Milano durante Miart (cfr. p. 50), il Castello Sforzesco (nell’Antico Ospedale Spagnolo) e il Museo del Novecento presentano due appuntamenti legati all’iconografia del Cenacolo vinciano. Entrambi fanno parte di «Milano e l’eredità di Leonardo 1519-2019», progetto di avvicinamento al quinto centenario della morte di Leonardo, che cadrà nel 2019, il cui coordinatore per il Comune è Claudio Salsi, soprintendente del Castello Sforzesco e direttore ad interim del Museo del Novecento.

Qui, grazie alla Gagosian Gallery e a Jessica Beck dell’Andy Warhol Museum di Pittsburgh, è esposto dal 24 marzo al 18 maggio nella «Sala Fontana» il monumentale «Sixty Last Suppers» (1986) di Andy Warhol, un acrilico e serigrafia su tela lungo quasi dieci metri per tre. L’opera è una delle rielaborazioni di dipinti antichi compiute da Warhol negli anni Ottanta prendendo le mosse, più che dagli originali, da riproduzioni e gadget, che nel caso del Cenacolo diedero vita a un centinaio di varianti.

Quella esposta ora, mai vista in Italia, ripete 60 volte un’immagine in bianco e nero della «Cena». Non si tratta dunque di quella con cui nel 1987 s’inaugurò al Refettorio delle Stelline la Galleria del Credito Valtellinese, nell’ultima mostra di Warhol prima della morte, nel febbraio 1987, esattamente trent’anni fa.

Nel Castello Sforzesco va invece in scena dal primo aprile al 25 giugno «Archeologia del Cenacolo. Ricostruzioni e fortuna dell’icona leonardesca: disegni, incisioni e fotografia», curata da Pietro C. Marani e Giovanna Mori con Omar Cucciniello: un’indagine sulla fortuna del Cenacolo attraverso le piccole copie pittoriche create sin dal primo ’500 e poi moltiplicate dall’avvento delle tecniche di riproduzione seriale. Disegni, stampe (come quella famosa di Raffaello Morghen, qui con il disegno preparatorio e la lastra originale), fotografie e dipinti, ricostruiscono la genesi di un mito.

Ada Masoero, 12 marzo 2017 | © Riproduzione riservata

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Warhol, vidi, Vinci | Ada Masoero

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