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Una delle fotografie di Vivian Maier esposte a Lucca © Vivian Maier, Bertin Escallier nella Vallée de Champoléon - Collezione Association Vivian Maier et le Champsaur, Fondo John Maloof

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Una delle fotografie di Vivian Maier esposte a Lucca © Vivian Maier, Bertin Escallier nella Vallée de Champoléon - Collezione Association Vivian Maier et le Champsaur, Fondo John Maloof

Vivian Maier si fa in tre

Chiara Coronelli

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La storia è nota, ma continuiamo a raccontarla perché è una favola in piena regola. Nel 2007 un agente immobiliare di Chicago, John Maloof, compra all’asta il contenuto di un intero box, espropriato a una certa Vivian Maier che non ne pagava più l’affitto

Tra oggetti di ogni tipo, vestiti, cappelli e altre minuzie collezionate alla rinfusa, Maloof trova una cassa contenente centinaia di negativi e di rullini neppure sviluppati. Quando comincia a frugare tra quelle immagini si rende conto di avere trovato un tesoro, fotografie straordinarie nate da uno sguardo in quel momento ancora sconosciuto. Dopo la scoperta Maloof continua a cercare la signora Maier, finché nel 2009 viene a sapere della sua morte, avvenuta il 21 aprile di quell’anno, a Chicago. Comincia così la vita postuma di Vivian Maier, la bambinaia americana da molti considerata un inatteso quanto fulgido nuovo capitolo di street photography, alla quale negli ultimi anni sono state dedicate decine di mostre in tutto il mondo.


Nata a New York nel 1926, la Maier si trasferisce con la madre in Francia, a Champsaur, nei primi anni Trenta, per rientrare negli Stati Uniti nel 1938. Scatta le prime foto tra 1950 e 1951, durante un altro breve soggiorno francese, dove a cavallo di una bicicletta percorre la regione delle Alte Alpi fotografando luoghi e i suoi abitanti. Tornata a New York si compra una Rolleiflex, che la accompagna in un tour dell’America del Nord, finché nel 1956 si stabilisce definitivamente a Chicago. Da questo momento comincia ad affiancare al lavoro di bambinaia la sua passione per la fotografia, dedicandole ogni momento libero delle sue giornate. Il gusto nell’accumulo di prospettive, di strade, di facce e di attimi ripresi in una città che ad ogni angolo riesce a offrirle una storia, si distende in inquadrature sorprendenti per la precisione quasi naturale, e per una consapevolezza acuta della composizione, in un obiettivo maneggiato da completa autodidatta. «Le piacevano le facce, scrive Alessandro Baricco dopo aver visto una sua mostra, i vecchi, la gente che dorme, le donne eleganti, le scale, i bambini, le ombre, i riflessi, le scarpe, le simmetrie, la gente di spalle, la rovina e gli istanti. Si vede lontano un miglio che adorava il mondo, a modo suo — ne adorava l’irripetibilità di ogni frammento».

Si intitola «Vivian Maier. Un itinerario dagli Stati Uniti a Champsaur» la mostra che l’Associazione Photolux inaugura al Palazzo Ducale di Lucca il 19 novembre, in anteprima italiana (fino all’11 dicembre). Curata da Enrico Stefanelli e prodotta in collaborazione con l’Association Vivian Maier et le Champsaur, la rassegna raccoglie 63 fotografie, delle quali 48 risalgono ai soggiorni francesi, mentre le altre sono rare e preziose vintage del periodo americano. Intanto «Where streets have no name» è la mostra che Ilex gallery dedica alla Maier con oltre 30 fotografie esposte nello spazio 10b photography gallery di Roma (fino al 5 gennaio). Mentre all’Arengario di Monza prosegue fino all’8 gennaio «Vivian Maier. Nelle sue mani» che presenta un centinaio di lavori dell’artista newyorkese.

Una delle fotografie di Vivian Maier esposte a Lucca © Vivian Maier, Bertin Escallier nella Vallée de Champoléon - Collezione Association Vivian Maier et le Champsaur, Fondo John Maloof

Una delle fotografie di Vivian Maier esposte a Lucca © Vivian Maier – Collezione Association Vivian Maier et le Champsaur, Fondo John Maloof

Un autoritratto del 1956 di Vivian Maier, esposto a Monza © Vivian Maier/Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York

In mostra a Monza: Vivian Maier, Location unknown, January 1956, 40x50 cm(16x20 inch.) , © Vivian Maier/Maloof Collection, Courtesy Howard Greenberg Gallery, New York

Chiara Coronelli, 15 novembre 2016 | © Riproduzione riservata

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Vivian Maier si fa in tre | Chiara Coronelli

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