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Una belva a Lione

«Henri Matisse. Il laboratorio interiore» è il titolo dell’ampia retrospettiva che il Musée des Beaux-Arts allestisce fino al 6 marzo nell’ambito del vasto programma previsto in tutta la Francia per il 2017 in occasione dei 40 anni del Centre Pompidou.

L’artista (1869-1954) fu molto legato alla città di Lione, dove subì un delicato intervento chirurgico nel gennaio 1941, che lo costrinse alla sedia a rotelle e a rinunciare alla pittura, ma che non riuscì ad abbatterlo. Fu negli anni successivi all’intervento, infatti, che realizzò i suoi celebri collage, sostituendo il pennello con i ritagli di carta che riecheggiavano le figure ricorrenti nella sua produzione, a cominciare da quelle ispirate dal mondo della musica e della danza.

Al museo di Lione Matisse donò la famosa serie di disegni «Thèmes et variations», ora in mostra, con i ritratti di Jackie e Claude, i nipoti ritrovati dopo la guerra. Il museo propone 250 opere. Oltre al Centre Pompidou, ne sono prestatori, fra gli altri, il Metropolitan Museum e il MoMA di New York, il British Museum di Londra o lo Statens Museum for Kunst di Copenaghen.

Un insieme che ripercorre tutta la carriera dell’artista, lungo un percorso cronologico in cui alle sculture e ai dipinti sono sempre associati anche i disegni e le opere grafiche, nell’intento di restituire l’atmosfera del laboratorio dell’artista. Si comincia dunque con l’esplosione di colori dei disegni fauve del 1905-1906 e con le sculture realizzate dal 1908 incentrate sulla figura in movimento, con l’emblematica «Serpentine» del 1909. Affascinante lo zoom sullo studio del ritratto negli anni Dieci e sulla serie delle «Odalische» del periodo 1920-27, ispirate dalla ballerina Henriette Darricarrère.

Luana De Micco, 11 gennaio 2017 | © Riproduzione riservata

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Una belva a Lione | Luana De Micco

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