Un festival per il turismo inclusivo e solidale

A Firenze il primo episodio di un ciclo di 5 edizioni pensate per consentire la partecipazione di oltre 500 realtà internazionali che aderiscono al movimento, appartenenti a oltre 100 nazioni dei cinque continenti

Il Kinkaku-ji, o Tempio del padiglione d'oro si trova a Kyoto, Giappone © Yuki Takahei, Kyoto Seika University, Japan
Elena Franzoia |  | Firenze

Due giorni di incontri (25 e 26 novembre) e una mostra fotografica itinerante (visitabile gratuitamente fino a domenica 28 novembre e fruibile attraverso la tecnologia NFC sono gli eventi proposti da «The World in Florence. Festival of World’s Cultural Expressions» promosso a Palazzo Medici Riccardi dalla Fondazione Romualdo Del Bianco e organizzata da «Movimento Life beyond Tourism – Travel to Dialogue» con Centro Studi e Incontri Internazionali.

La fondazione fiorentina, con sede nell’antico Palazzo Coppini, è nata a ridosso della caduta del Muro di Berlino dalla famiglia Del Bianco, che ne rappresenta tuttora il cuore pulsante, con la volontà di promuovere l’interculturalità attraverso l’organizzazione di seminari universitari internazionali e la promozione del turismo consapevole visto come occasione di conoscenza e quindi potentissimo e inclusivo strumento di pace.

Il festival fiorentino rappresenta il primo episodio di un ciclo di 5 edizioni pensate per consentire alle oltre 500 realtà internazionali che aderiscono al movimento, appartenenti a oltre 100 nazioni dei cinque continenti, di favorire comunicazione e valorizzazione di luoghi e territori spesso estranei ai circuiti di massa, trasformando il turista in visitatore e l’accoglienza da parte delle comunità in ospitalità inclusiva e solidale.

In questa prima edizione potentemente segnata dalla pandemia particolarmente significativa la partecipazione dei paesi dell’est vicino e lontano, dalla Polonia all’Azerbaijan, dalla Georgia alla Cina. «Nella completa e inaspettata rivoluzione provocata dalla pandemia, che ha portato in tutto il mondo a rivalutare il turismo interno riscoprendo le realtà locali, è ora necessario trovare un paradigma che protegga la sostenibilità ambientale e favorisca il dialogo con le popolazioni residenti, valorizzando le not ordinary cities» afferma Mounir Bouchenaki, archeologo algerino Special Advisor del direttore generale Unesco e Presidente Onorario della Fondazione Del Bianco.

Dello stesso avviso Donatella Biagi Maino, docente presso l’Università Alma Mater di Bologna: «La politica ha finora promosso il solo turismo di massa, negando quella vocazione al cosmopolitismo nata durante l’Illuminismo come precisa etica valoriale legata all’uguaglianza e al progresso. I danni sono evidenti, sia per la salvaguardia del patrimonio sia per la percezione negativa da parte dei residenti di un turista finora spinto alla sola fruizione dei totem artistici e territoriali».

In ambito toscano spicca la volontà di promozione del turismo slow da parte delle comunità dell’ambito mugellano come per il caso esemplare del Museo del Tessuto di Prato: «Contrastare il turismo "mordi e fuggi" che porta oggi il turista a trascorrere a Firenze due soli giorni significa orientarlo anche su realtà tuttora percepite unicamente come industriali come Prato» sostiene il direttore Filippo Guarini. «Vicinissima a Firenze, la città è oggi un polo culturale di alto profilo anche grazie a istituzioni come Palazzo Pretorio e il Centro Pecci. Il Museo del Tessuto in particolare si è inserito in interessanti progetti internazionali di valorizzazione dell’archeologia industriale, cui aderiscono realtà polacche, catalane e perfino turche».

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