Un’associazione taggata Peola

Il veterano che sostiene i giovani è il nuovo presidente di Torino Art Galleries

Alberto Peola
Franco Fanelli |  | Torino

Tre nuovi arrivi per TAG, Torino Art Galleries, l’associazione che ora riunisce 16 gallerie della città: si tratta di Umberto Benappi, Crag (Chiono Reisnova Art Gallery) e metroquadro. E insieme a loro arriva un nuovo presidente, Alberto Peola, contitolare della galleria Peola Simondi, che succede ad Alberto Tazzetti (Photo & CO.), che rimane nel consigli direttivo come vicepresidente, carica condivisa con Alberto Gagliardi (galleria Gagliardi & Domke). Il tesoriere resta Valerio Pastore (Galleria Febo e Dafne). Completano il gruppo delle associate le gallerie Persano, Tucci Russo, Noero, Weber & Weber, Riccardo Costantini, Norma Mangione, In Arco, Luce Gallery e Raffaella De Chirico.

«L’obiettivo, spiega Alberto Peola, oltre alla conferma delle due manifestazioni annuali in cui le gallerie associate propongono aperture concertate di mostre, è cercare di rafforzare i rapporti con le fiere che hanno sede a Torino e la collaborazione già in essere con la Fondazione CRT, ma anche con soggetti che non si occupano nello specifico di arte, scome la Camera di Commercio e l’Unione Industriali».

Lei parla di rafforzamento dei rapporti con Artissima, ma il suo predecessore, Tazzetti, non ha neanche partecipato alla scorsa edizione. Si tratta di ricucire?
Diciamo che i direttori di Artissima non si sono rivelati particolarmente sensibili alle gallerie attive in città. Non chiediamo certo un trattamento di favore, ma una maggiore attenzione, anche perché la fiera per le gallerie torinesi è determinante e lo si è visto anche lo scorso novembre, quando la riapertura in presenza ha portato entusiasmo e vendite.

Il 28 maggio avete in calendario la «notte delle gallerie TAG», con molte mostre dedicate alla fotografia. Come vanno le cose con The Phair, la fiera organizzata da Roberto Casiraghi e dedicata a questo settore che si svolgerà in quel periodo?
Con The Phair la collaborazione è più stretta e molte gallerie torinesi avranno uno stand in fiera. Siamo ottimisti, anche se la vicinanza con Arte Fiera di Bollogna, che si svolgerà due settimane prima dopo lo spostamento di date a causa del Covid-19 rende il mese un po’ più affollato.

E poi ci sono i musei, le fondazioni…
Molti nostri associati hanno ottimi rapporti con il Castello di Rivoli, la Gam, la Fondazione Merz e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Anche in questo caso si tratta di intensificare rapporti già in corso. E poi dobbiamo migliorare ulteriormente la sintonia tra noi galleristi.

La città pullula di spazi espositivi alternativi e spesso estemporanei, ma le gallerie soffrono.
È una situazione che non riguarda solo Torino. Ovunque, anche prima della pandemia, le gallerie che reggono i ritmi del mercato sono quelle che hanno un’apertura interazionale: qui Noero, Persano, Tucci Russo, altrove Lia Rumma, Continua, De Carlo, gallerie che fanno un ottimo lavoro e che possono partecipare alle fiere all’estero e rispondere così alle richieste di un’economia dell’arte sempre più globalizzata. Ma chi è costretto a limitarsi a una dimensione nazionale soffre. Anche perché, noto che è venuto un po’ meno, da parte del collezionismo, il desiderio di scoprire gli artisti più giovani, quelli che in genere sono seguiti da gallerie più piccole. Mi guardo intorno e vedo che, invece, le proposte vertono su nomi internazionali e già noti.

Anche i collezionisti torinesi hanno in parte abbandonato i giovani? È mancato il ricambio a una generazione che, al contrario, aveva una sensibilità particolare per gli emergenti?
C’è stato un ricambio generazionale. Anche a Torino abbiamo collezionisti fra i 35 e i 40 anni, ma rispetto ai loro predecessori hanno meno capacità di spesa e meno interesse per i giovani artisti. Il denaro, spesso, prevale sulla passione.

E i giovani artisti guardano con sempre maggiore interesse ai già citati spazi indipendenti o alternativi…
A parte il fatto che qualsiasi spazio alternativo, qualsiasi associazione culturale o ha alle spalle un mecenate oppure deve avere un’attività commerciale, il gallerista continua a essere nel 99% dei casi colui che crea un contatto tra l’artista, il collezionista, il curatore e il museo. E che continua a seguire e a sostenere con continuità i suoi artisti. Non conosco titolari o direttori di spazi alternativi che possano garantire tutto questo.

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