Tiepolo s’inchina al committente
Il primo soffitto affrescato dal pittore veneziano ha ritrovato la cromia originaria: è il salone nobile di Palazzo Sandi, attualmente sede dell’Associazione nazionale costruttori edili

Il primo affresco dipinto a soffitto da Giambattista Tiepolo torna a splendere nella sua cromìa originaria a Palazzo Sandi a Venezia. Il settecentesco palazzo è oggi sede dell’Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili veneziana che nel quadro del 75mo anniversario della sua fondazione ha promosso il restauro artistico e architettonico della sua sede, presentando ora la conclusione dell’intervento.
Il progetto ha riguardato in particolare il salone nobile con il soffitto affrescato da Tiepolo e da Nicolò Bambini. Il restauro di Palazzo Sandi ha interessato in particolare il salone nobile, con «Il Trionfo dell’Eloquenza» affrescato sul soffitto da Tiepolo e il fregio incorniciato che lo circonda, «Allegoria della lascivia» o «Umanità primitiva», di Bambini.
La storia dell’affresco è legata a quella del Palazzo. Nel 1724 il conte Tommaso Sandi, erede di una importante famiglia di avvocati e recenti membri del patriziato veneziano, in occasione delle nozze del figlio Vettor, commissionò proprio a Giambattista Tiepolo, un ciclo decorativo di dipinti con soggetti che dovevano celebrare le virtù della famiglia, per arredare il piano nobile della propria residenza veneziana. Oltre all’affresco, il salone ospitava infatti alcune tele, tre dello stesso Tiepolo e due di Bambini, che si ricollegavano all’affresco del soffitto.
«Queste tele, ha ricordato presentando l’intervento di restauro compiuto il presidente dell’Ance Giovanni Salmistrari, sono oggi conservate nella sala della colazione dell’Hotel Hilton a Roma. Ci auguriamo che si possa un giorno ricreare la scenografia della sala completa. In ogni caso, per rendere l’idea di come si presentava il salone nella sua configurazione originaria, abbiamo elaborato una ricostruzione virtuale e interattiva, molto suggestiva, dell’insieme delle opere che abbellivano la sala».
Il restauro si è svolto in due fasi. La prima dedicata al fregio di Bambini che lo circonda e la seconda invece al recupero dell’affresco vero e proprio di Tiepolo, che aveva perso i colori originari, in seguito agli interventi su di esso succedutisi nel tempo. Sono stati così riportati a vista particolari che erano stati ricoperti o cancellati. Tra di essi, una figurina di personaggio in abiti settecenteschi: probabilmente lo stesso committente, il conte Tommaso Sandi.
Un elemento ricorrente nelle opere di Tiepolo è quello di inserire appunto nel dipinto un’immagine della persona che ha reso possibile la realizzazione dell’opera. A condurre il restauro l’Istituto Veneto per i Beni Culturali. «È abbastanza ragionevole individuare nella conformazione del telaio architettonico della sala e nel programma decorativo un progetto unico ed organico, ha sottolineato Federica Restiani, dell’Istituto, fortemente legato alle aspirazioni della committenza: non potendo infatti ostentare una nobiltà di antiche origini, il padre di Vettor decide di celebrare la propria casata attraverso l’esaltazione delle virtù, saggezza ed eloquenza, associate all’esercizio della propria professione, l’avvocatura. I Sandi celebrano quindi “la civiltà della parola”, regolata dall’esercizio della virtù, che guida l’intelletto dell’uomo e inonda di luce l’intera sala (Tiepolo), relegando ai margini, brancolante nel buio, un mondo primitivo fatto di mostruosità, vizio e sofferenze (Bambini)».
