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Russoli: dal museo «militante» alla Grande Brera

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Nel 1977 scompariva Franco Russoli, prima direttore (a 34 anni) della Pinacoteca di Brera (per investitura di Fernanda Wittgens), poi anche soprintendente lombardo, successore di Gian Alberto Dell’Acqua. Il giovane fiorentino avrebbe portato avanti l’eredità di entrambi, dettando le linee di un museo «militante» (o «vivente», come già auspicato dalla Wittgens), laboratorio di pensiero critico e luogo di coinvolgimento attivo dei visitatori: un museo che, con l’acquisizione del vicino Palazzo Citterio (1972), potesse diventare il «luogo in cui si costruisce e si vive lo sviluppo della realtà contemporanea». Prendeva forma così il progetto visionario (nel senso anglosassone della parola) della «grande Brera», che solo oggi si avvia alla conclusione.


A 40 anni dalla sua morte, Skira pubblica un libro fortemente voluto dal direttore generale della Pinacoteca di Brera, James Bradburne, sin dal momento in cui, stupefatto per non essersi mai imbattuto prima negli scritti di uno studioso di tale portata, ne conobbe il pensiero.


Attenzione costante alla didattica; passione per l’arte contemporanea; coraggio nelle decisioni (nel 1974 Russoli chiuse quasi tutte le sale della Pinacoteca, per denunciarne il degrado); rapporto con il collezionismo privato di arte recente (Jucker, Jesi, Mattioli, Panza di Biumo) e con alcuni artisti (Sassu, Cassinari, Guttuso): Russoli aveva tracciato le linee di un museo davvero «vivente», posto al centro di una rete di istituzioni cittadine che avrebbe avuto una missione di educazione collettiva, così da offrire al pubblico un’occupazione «non per il “tempo libero”, bensì per il “tempo impegnato”».


Senza utopia non si fa la realtà. Scritti sul museo (1952-1977)
di Franco Russoli
a cura di Erica Bernardi
264 pp., ill. b/n
Skira, Milano 2017
€ 38,00

Ada Masoero, 12 maggio 2017 | © Riproduzione riservata

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