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Prova di forza

Exploit assoluto di Basquiat a 100 milioni di euro da Sotheby’s. Da Christie’s 5 record d’artista (Ray, Salle, Gober, Stingel e Grotjahn) e Phillips vende il 100% del catalogo

Le aste contemporanee di Christie’s, Sotheby’s e Phillips sono state una vera prova di forza: hanno fatto registrare, rispettivamente, il 96%, il 96% e il 100% di venduto per numero di lotti per un totale di circa 800 milioni di euro. 

I record di Christie’s Tra i timori per un mercato dell’arte in rallentamento il 17 maggio Christie’s ha tenuto una vendita di arte del dopoguerra e contemporanea che ha raccolto 407,3 milioni di euro diritti compresi e ha fatto registrare nuovi record per Man Ray, David Salle, Robert Gober, Rudolf Stingel e Mark Grotjahn. «Se servivano prove della forza del mercato dell’arte, ora le abbiamo», ha commentato il ceo di Christie’s Guillaume Cerutti nel corso di una conferenza stampa al termine della vendita.

Poco prima dell’inizio dell’asta, le stime della serata erano comprese tra i 332,9 e i 455,3 milioni di euro, quindi il totale si è mantenuto in effetti più vicino alla stima minima, ma solo tre dei 71 lotti in offerta sono rimasti invenduti, a parte le due opere ritirate prima della vendita. 

Il lotto principale della serata, il frivolo «Leda and the Swan» di Cy Twombly (1962) ha fatto assistere a concitate offerte al telefono, diventate ancora più vivaci dopo l’ingresso di Larry Gagosian a poco più di 40 milioni di euro. «Sì Loic, l’ho visto», ha detto il banditore Jussi Pylkkänen a Loic Gouzer, che si agitava a indicare Gagosian dal banco dei telefoni. Il mercante si è assicurato l’opera per 48,1 milioni. 

Un’altra sorpresa è stato l’interesse per «The Last Supper» di Andy Warhol (1986), dipinta un anno prima della morte dell’artista, e aggiudicata a 17 milioni di euro, il doppio della stima massima, dopo una battaglia tra almeno cinque contendenti, con il mercante Nicholas Maclean battuto all’ultimo. All’altro estremo, la vendita del trittico di Francis Bacon «Three studies for a portrait of George Dyer» (1963), il primo ritratto dell’amore di una vita dell’artista, ha in effetti seguito la consueta procedura, con tre soli contendenti che in tre minuti hanno fatto lievitare il prezzo a 47,1 milioni di euro. Tra i dieci lotti principali ce ne sono stati anche alcuni aggiudicati alla prima offerta: tra questi il più curioso era un Christopher Wool da 15,1 milioni di dollari che stava quasi per essere venduto a un «chandelier bid» (il rilancio fittizio che talvolta ai banditori pare di scorgere tra il pubblico, Ndr), se qualcuno dal banco dei telefoni non avesse controbattuto a 1 milione di dollari, ma dopo la vendita gli addetti della casa d’aste hanno ammesso di essere stati rincuorati dall’offerta che avevano visto. «L’intensità e la varietà delle offerte, tanto in sala quanto dal banco dei telefoni, dimostra come il mercato per le opere speciali degli artisti più ricercati rimanga robusto», concorda il consulente Benjamin Godsill.


Sotheby’s boom: 290 mln

Il 18 maggio è stata una serata storica per Sotheby’s con la vendita di un dipinto senza titolo di Basquiat del 1982 con un teschio per 100,4 milioni di euro al miliardario giapponese Yusaku Maezawa, il prezzo più alto all’asta per un’opera d’arte successiva al 1980, il secondo prezzo più alto di sempre per un’opera contemporanea e il sesto di tutti i tempi per qualsiasi pezzo venduto all’asta, in una vendita che ha totalizzato oltre 290 milioni di euro.

La notizia è rilevante in riferimento al valore. Ma soprattutto riguardo a Sotheby’s, andata incontro negli ultimi anni a numerosi errori tattici e difficoltà al punto che la public company ha ceduto molto terreno nei confronti della sua rivale «privata» Christie’s. L’asta chiudeva anche una settimana difficile in cui, di fronte all’indiscutibile successo della sera precedente da Christie’s, i sorrisi sembravano forzati. Non è andata così. La vendita era sostenuta già prima di arrivare al fatidico lotto numero 24, il Basquiat. In una sala ammutolita, il banditore Oliver Barker ha dato inizio alle offerte a quota 52 milioni di euro, già di per sé una cifra da capogiro. Sono seguiti dieci minuti di lenti rilanci, perlopiù alternati tra telefoni e sala. Quando il martelletto è calato sugli 89 milioni di euro del prezzo senza diritti, le manifestazioni di entusiasmo sono state ancora più fragorose di quando la stessa casa d’aste vendette l’«Urlo» di Munch nel 2012.

Il totale dell’asta senza diritti è stato di 251,7 milioni di euro, vicino alla stima massima di 251,9. Oltre a Basquiat, sono stati battuti record d’artista per Wolfgang Tillmans, Mira Schendel, Blinky Palermo, Takeo Yamaguchi, Keith Haring e Jonas Wood. Il record per Keith Haring è stato battuto per un’opera senza titolo del 1982, e l’ha inserita nelle prime dieci posizioni con 5,94 milioni di euro diritti compresi, ma in quel momento buona parte della sala si era già svuotata e nessuno ci ha fatto caso. Un altro Basquiat, «In the Wings» (1986), è poi stato venduto al prezzo di 5,43 milioni di euro. «C’è una nuova generazione emergente di miliardari disposta a pagare tutto quello che ha per certi artisti, a qualsiasi livello, basso, medio, alto», ha detto il mercante David Nisenson.

Phillips-exploit: 100% Sempre il 18 maggio, prima dei fuochi artificiali di Sotheby’s, la perennemente terza Phillips, , ha messo a segno a sorpresa un’asta con il 100% di venduto, che ha fruttato 100,3 milioni di euro diritti compresi e ha visto stabilire nuovi record d’artista per Nicole Eisenman e Peter Doig, che oggi è anche il più costoso artista vivente britannico. Risultati che smentiscono, in parte, l’atmosfera in sala, senza molta energia o intensità nelle offerte, nonostante l’entusiasmo del banditore Hugh Highley e le elaborate «chandelier bid». Il Doig è una straordinaria scena del quartiere londinese di Rosedale (1991), oggetto di diverse garanzie. È stato venduto con solo tre offerenti al telefono dopo appena due minuti a 26,2 milioni di euro. Un altro lotto simile era un busto di Roy Lichtenstein «Woman: Sunlight, Moonlight» (1996), venduto a 9,39 milioni di euro (con solo due offerenti al telefono) per sostenere la Roy Lichtenstein Foundation. Si dice che «una vittoria è una vittoria» e da Sotheby’s, appena dopo la vendita, si potevano sentire gli specialisti discutere del risultato del Doig e delle sue implicazioni per il loro collega uscito di recente e della chairman di fresca nomina di Phillips Cheyenne Westphal. («Oh, l’hanno venduto per così tanto? Sarà contenta Cheyenne!»). La Westphal è stata vista piazzare offerte dalla postazione telefonica per almeno un terzo dei lotti di Philips.

Dan Duray, 04 giugno 2017 | © Riproduzione riservata

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