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Pochi ma buoni

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Solo 60 stand alla fiera abc. E a Vienna ne rimane una sola   

L’identità di Art Berlin Contemporary (abc) è stata un tema sensibile fin dal lancio dell’«anti fiera» nel 2008. Pubblicizzata come mostra-mercato esclusivamente a inviti per personali di artisti, abc è di fatto diventata la principale fiera di Berlino nel 2010, dopo la scomparsa della sua rivale Art Forum. All’edizione del 2015, che ha registrato 30mila visitatori, per la prima volta gli espositori hanno potuto proporsi liberamente al comitato selezionatore. Giunta alla sua nona edizione, dal 15 al 18 settembre, abc sfida ancora una volta le aspettative. L’elenco degli espositori è stato radicalmente ridotto a 60 gallerie (nessuna italiana) quasi la metà rispetto agli ultimi anni. «Volevamo una presentazione più concentrata», spiega Mike Cruse, direttore di abc. Lo sviluppo architettonico di questa edizione è stato affidato a Johanna Meyer-Grohbrügge, con una preferenza per unità a forma di U piuttosto che a singoli stand.

Sotto il profilo delle proposte la struttura è scandita da mostra personali, in cui prevalgono scultura e installazione. Tra le opere più attese delle gallerie di Berlino, che sono circa la metà degli espositori, «L’air du temps» (2015), video-installazione del collettivo GCC (Gulf Cooperation Council), che partecipa anche alla Biennale di Berlino, nello stand di Kraupa-Tuskany Ziedler. Philipp von Rosen di Colonia presenta invece un nuovo lavoro dell’artista messicano José Dávila, mentre la più giovane galleria Tobias Nahering di Lipsia propone una scultura di grande formato di Eva Grubinger, artista di Berlino. «Le vendite non sono sempre brillanti ma abc offre sempre qualcosa di diverso dalle principali fiere d’arte», osserva un operatore che preferisce rimanere anonimo. Quest’anno una nuova iniziativa favorirà però almeno una vendita importante. L’Outset Contemporary Art Fund, che in passato finanziava le acquisizioni a Frieze per conto della Tate, ha istituito un fondo per donare opere di abc a musei tedeschi. Il primo beneficiario sarà la Neue Nationalgalerie di Berlino.

 

Scontro sul Danubio

Lo scorso autunno a Vienna si è combattuta la battaglia delle fiere: la città ha infatti ospitato a poche settimane l’una dall’altra l’inaugurazione di Viennacontemporary e la dodicesima edizione di Viennafair, che ha incassato una dura sconfitta: quest’anno è stata infatti cancellata a causa delle vendite deludenti. Viennacontemporary, che si svolge dal 22 al 25 settembre, ha mantenuto la maggior parte dei suoi vecchi espositori e collezionisti. Si è registrato un leggero aumento nel numero di gallerie partecipanti (105 rispetto alle 99 del 2015) e la seconda edizione continua a focalizzare l’attenzione sull’arte giovane e dall’Europa dell’Est.

Un terzo delle gallerie vengono dall’Austria, un terzo dall’Europa dell’Est e il restante terzo da altri Paesi. Unica italiana, Boccanera di Trento. I principali collezionisti della fiera sono austriaci, tedeschi e svizzeri, belgi, dell’Europa dell’Est e dalla Gran Bretagna. Ma le gallerie, il programma vip e la città più in generale iniziano ad attirare anche il mercato statunitense, come sottolinea il direttore della fiera Christina Steinbrecher-Pfandt. Il programma speciale della fiera comprende il ritorno di Zone1, una sezione dedicata alle presentazioni personali di giovani artisti austriaci, oltre al focus sull’Albania e l’ex Jugoslavia. Gallerie finlandesi, danesi e svedesi sono poi  presenti nella nuova sezione Nordic Highlights. Tra le altre sezioni speciali, «Cinema», dedicata a film e videoart e «The Art Newspaper Media Forum», una serie di conferenze dedicate al futuro dell’editoria d’arte.

Redazione GDA, 13 settembre 2016 | © Riproduzione riservata

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