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Pneumatico torturato

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Con una personale di Sassolino, Repetto attualizza la linea storica della sua galleria

In occasione di «Frieze London», Repetto Gallery presenta, fino al 27 ottobre, la prima personale nel Regno Unito di Arcangelo Sassolino (Vicenza, 1967). Intitolata «Matter Revealed» e curata da Luca Massimo Barbero, la mostra riunisce cinque opere («Analisi», «Igor», «Mai più come prima» e due «Senza Titolo», uno dei quali è uno dei suoi «cementi»), tutti creati per quest’occasione, sebbene appartengano ad altrettanti cicli creativi.

In tutti domina la sensazione di ansiosa precarietà, quando non di minaccia imminente, che accompagna da sempre quelle che l’artista, con un ossimoro efficace, definisce le sue «performance inorganiche»: lavori in cui materiali da costruzione o macchinari industriali, associati normalmente al concetto di robustezza e durata, sottoposti a possenti forze di pressione, tensione o torsione, denunciano una loro inattesa fragilità.

Accade in «Analisi», in cui un solido d’acciaio pende precariamente da una fune, o in «Igor», in cui uno pneumatico da camion viene «torturato» da due putrelle che lo deformano crudelmente, o in «Senza titolo» (una delle sue opere più note). Qui una trave di legno massiccio viene schiacciata al suolo da un pistone idraulico fino a che, tra scricchiolii e gemiti, il legno cede e soccombe. 

Con Arcangelo Sassolino, Repetto Gallery inaugura una nuova linea di ricerca, orientata sulla contemporaneità più attuale. Spiega Paolo Repetto: «Abbiamo sentito l’esigenza di vivere più attivamente il nostro tempo. Abbiamo così riflettuto sugli artisti con cui lavoriamo, da Calzolari a Paolini, da Richard Long a Fulton, per individuare tra i contemporanei qualcuno che rappresentasse il loro superamento, ma in una sorta di continuità.

Sassolino è uno tra quelli: uno dei “giovani” artisti che in Italia hanno saputo uscire dal cono d’ombra della grande eredità dell’Arte povera e concettuale, superando, di fatto, il linguaggio dei poveristi grazie alla scelta dei materiali e alle sollecitazioni meccaniche cui li sottopone».

Un cambio di rotta? «Non abbiamo alcuna intenzione di cambiare l’identità della galleria, spiega Repetto, bensì di aprirla a una sorta di dialogo tra gli artisti storici e i giovani, alternando i “classici”, come i protagonisti dell’Arte povera o della Land Art, ad alcuni contemporanei dalla forte personalità, testimoni dell’evoluzione della ricerca dagli anni Sessanta a oggi. Stiamo anche programmando alcune mostre in cui un “contemporaneo” e uno “storico” saranno fianco a fianco in galleria».

Ada Masoero, 05 ottobre 2017 | © Riproduzione riservata

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Pneumatico torturato | Ada Masoero

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