Lisa Movius
Leggi i suoi articoliCorpi astrali e cieli stellati a un passo da Regina Coeli a Roma
In via di San Francesco di Sales, alla Fondazione VOLUME!, fino al 27 maggio l’artista iraniana Avish Khebrehzadeh (Teheran 1969) con la mostra «Time Past Hath Been» dà corpo a un progetto espositivo che, partendo dall’antico trattato Descrizione delle stelle fisse di Abd al-Rahman al-Sufi, ricompone e concretizza una «macchina del tempo cosmica», composta da grandi disegni su carta nella prima sala e da un coinvolgente videomapping con cavalli al galoppo verso una grande luna calante nei restanti ambienti.
La mostra affronta il concetto di tempo (non a caso il titolo è una citazione da sant’Agostino, che così acutamente si è occupato dell’argomento) attraverso un’immersione totale in una dimensione cosmica immaginifica e arcaica fatta di costellazioni, punti di misura e aliti divini.
La Khebrehzadeh, che benché viva a Washington ha un forte legame con l’Italia, ha deciso di rielaborare dei suoi vecchi disegni trasformandoli in tavole ricche di segni astronomici, una vera, e personalissima, volta celeste. Se gli antichi astronomi utilizzavano le costellazioni attribuendogli forme umane e animali nel tentativo di spiegare e dare forma tangibile a un’immensità sconosciuta, l’artista iraniana usa i suoi lavori passati, e il suo tempo, per costruire un ponte tra terra e cielo, usando come tramite Pegaso, il cavallo figlio della notte, portatore di vita e di morte, che ha nelle orecchio il soffio divino.
Articoli precedenti
Con un’economia in picchiata, la Cina sta affrontando una serie di chiusure e ridimensionamenti in un regime di censura governativa sempre più caotico e arbitrario. Mentre prevale l’iniziativa di collezionisti privati, queste istituzioni si fanno più piccole e specializzate
Shanghai Art021, chiusa drasticamente a novembre a causa di un singolo caso di Covid, si è tenuta con un pop-up in due sedi. Guangzhou Contemporary Art Fair e Nanjing Art Fair International si sono svolte regolarmente
«Ma nessun censura», dichiarano i direttori del Palace Museum di Hong Kong e del Taipei Performing Arts Center in Taiwan
È la crisi di molti dei musei cinesi del «boom»