Maria Sancho-Arroyo
Leggi i suoi articoliMentre la variante Omicron invade gli Stati Uniti e i casi di Covid-19 salgono al numero più alto dall’inizio della pandemia, la Smithsonian Institution dichiara, alla fine di dicembre, che avrebbe chiuso temporaneamente cinque dei suoi musei.
Questa volta, la chiusura non è per ridurre la diffusione del virus, ma a causa della carenza di personale per i servizi ai visitatori. Per esempio, l’ultimo mercoledì dell’anno, la fila per entrare al Museo Nazionale di Storia Naturale era lunga almeno un’ora.
I musei hanno visto un aumento dei casi di positivi al virus (e dei relativi periodi di quarantena) a tutti i livelli, ma l’impatto è soprattutto sul personale di sicurezza e di servizi al pubblico. La Smithsonian ha perciò deciso che per tenere aperte le istituzioni più grandi avrebbe chiuso quattro musei piccoli (che hanno bassi livelli di frequentazione) e riassegnato i custodi e il personale essenziale ai musei più grandi e popolari.
Anche molti altri musei americani sono stati alle prese con le recenti chiusure legate al Coronavirus. A New York, il Metropolitan Museum of Art ha annunciato che avrebbe limitato la presenza a circa 10mila visitatori al giorno a causa dell’altamente contagiosa variante Omicron. E la fiera di arte, antiquariato e design Winter Show al Park Avenue Armory ha posticipato la sua apertura del 20 gennaio.
Tanti musei sono riusciti a rimanere aperti nonostante la diminuzione della forza lavoro, ma hanno implementato nuove restrizioni: la National Gallery of Art di Washington e il Brooklyn Museum, per esempio, hanno cancellato molte delle visite in presenza e altri hanno ridotto gli orari di apertura.
Queste nuove chiusure e restrizioni sono arrivate nella settimana tra Natale e Capodanno, quando la frequentazione è solitamente alta, con le scuole chiuse e le famiglie e i turisti che visitano i musei. Un periodo sul quale i musei fanno affidamento tanto per gli incassi quanto per mantenere il numero di visitatori.
È un ulteriore colpo, che si aggiunge a quasi due anni di chiusure totali o parziali. E quando i direttori dichiarano che «la sicurezza del personale e dei visitatori deve sempre venire al primo posto» lo pensano per davvero, ma si astengono dal dire che la sopravvivenza di molti musei è ad alto rischio.
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