Non solo Dante, c’è anche Shakespeare

Verona rende omaggio alla figura del Sommo Poeta che da esule trovò nella cortesia scaligera «il primo refugio» e il «primo ostello»

Leopoldo Toniolo, «Dante visita la Cappella degli Scrovegni» 1865. Cortesia del Museo d’Arte Medievale e Moderna di Padova
Veronica Rodenigo  |  | Verona

Nell’anno in cui ricorrono i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, la città di Verona rende omaggio alla figura del sommo poeta che da esule trovò nella «cortesia» scaligera «il primo refugio» e il «primo ostello», come gli profetizza l’avo Cacciaguida nel XVII Canto del Paradiso. Dante si tratterrà a Verona in occasione di due soggiorni: nel primo, alla corte di Bartolomeo della Scala (1303-04), nel secondo a quella di Cangrande (presumibilmente tra il 1312 e il 1320) al quale dedicherà la terza Cantica della Commedia.

Con la mostra «Tra Dante e Shakespeare: il mito di Verona», allestita dall’11 giugno nella Galleria d’Arte Moderna Achille Forti nell’ambito del programma «Verona, Dante e la sua eredità 1321-2021», il Comune scaligero ricorda la propria storia strettamente legata alla figura dantesca allargando la proposta di visita a un itinerario cittadino. In tutto 21 luoghi da percorrere con mappa alla mano alla scoperta di piazze, palazzi, monumenti, tutti riconducibili alla presenza del poeta e a dei suoi eredi.

La mostra nella Galleria Achille Forti è curata da Francesca Rossi, Tiziana Franco e Fausta Piccoli ed è articolata in due nuclei. Il primo illustra il rapporto tra Dante e il territorio veneto (prima Padova e poi Treviso presso i Da Camino),  il legame con Cangrande e le testimonianze che lo attestano, la Commedia e le sue illustrazioni (dal Kupferstichkabinett di Berlino tre disegni per il II, IV, XVII Canto del Paradiso di Botticelli, al quale Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici aveva commissionato l’illustrazione della Divina Commedia).

Il secondo nucleo si concentra invece sulla stagione ottocentesca con il recupero (anche in chiave risorgimentale) della figura dantesca, sulla fortuna iconografica sua e dei suoi celebri personaggi. Fra tutti Beatrice (l’amata), Pia de’ Tolomei (uccisa dal suo sposo) e Paolo e Francesca (gli adulteri), la cui sfortunata vicenda viene ricollegata in mostra a quella di altri due infelici amanti, Romeo e Giulietta, protagonisti anche dell’itinerario cittadino.

In tutto oltre cento opere tra codici manoscritti, incunaboli, volumi a stampa (anche riprodotti digitalmente), dipinti, sculture, stampe e tessuti provenienti da biblioteche e collezioni civiche, musei italiani ed esteri. Tra questi i «Paolo e Francesca» di Gaetano Previati (1887, Bergamo, Accademia Carrara), la presunta visita di Dante alla Cappella degli Scrovegni con Giotto, come la immaginò nel 1885 Leopoldo Toniolo (dal Museo d’Arte Medievale e Moderna di Padova) e il bozzetto bronzeo per la statua di Dante Alighieri di Ugo Zannoni oggi in piazza dei Signori a Verona.

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