Il Naoforo del Mann

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Il Naoforo del Mann

Napoli, il ritorno dei Faraoni

Al Mann riapre al pubblico la Sezione Egizia con dieci sale riallestite e 1.400 reperti

Napoli. Dopo sei anni di chiusura, l'8 ottobre (inaugurazione il 7) riaprono al pubblico al Mann-Museo Archeologico Nazionale di Napoli la Sezione Egizia e quella Epigrafica, con dieci sale interamente riallestite e oltre 1.400 reperti. È la più ricca collezione di arte egizia in Italia dopo Torino.

Il «Real Museo Borbonico di Napoli», così si chiamava nel 1821, fu il primo tra i grandi musei europei a istituire una sezione dedicata alle antichità egizie, il famoso «Portico dei Monumenti Egizi» in cui confluirono la straordinaria collezione Borgia, il Naoforo Farnese e numerosi altri reperti rinvenuti in Campania in contesti archeologici di epoca romana. Dopo Napoli aprirono il Museo Egizio di Berlino nel 1823, quello di Torino nel 1824, poi la sezione del Louvre (1826) e i Musei Vaticani (1830).

La riapertura rientra nel piano strategico 2016-2019 annunciato a luglio dal direttore del Mann, Paolo Giulierini, che ha già riaperto la Sala dedicata ai Culti Orientali. Entrambi gli eventi sono la conclusione del progetto «Pompei e l’Egitto», frutto della collaborazione tra il Museo Egizio di Torino, la Soprintendenza di Pompei e lo stesso Museo Archeologico della città partenopea.

Il percorso tutto nuovo, allestimento scientifico e parte didattica comprese, espone i reperti (1.200 pezzi, accompagnati da documenti, lettere e filmati) della raccolta la cui formazione è in gran parte antecedente alla spedizione napoleonica che fece scoprire in Europa l’arte dell’Egitto e dell’Oriente. Si tratta di mummie e sarcofagi, vasi, canopi, numerosi «ushabty» oltre a decine di grandiose sculture, come il monumento in granito di Imen-em-inet e la statua detta la «Dama di Napoli».

Preziose le sale dei papiri, con un allestimento che permette di conoscere storia e significato parziale dei geroglifici, grazie al contributo dell’Università Orientale di Napoli. Interessante e documentata quella dedicata ai falsi reperti egizi collezionati da antiquari, avventurieri dell’arte e celebri falsari; reperti acquistati dai musei archeologici di mezzo mondo, non sempre ignari dell’«archeologia patacca» da loro profumatamente pagata.

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Tina Lepri, 07 settembre 2016 | © Riproduzione riservata

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