A 28 anni dalla memorabile mostra installazione «Mutterseelenallein» (solo soletto) di Reinhard Mucha, presentata nel 1989 da Lia Rumma nella galleria di Napoli, l’artista tedesco (Düsseldorf, 1950) espone di nuovo, fino al primo aprile, nella sede milanese della galleria, con una personale in cui ripercorre il cammino compiuto da allora.
La nuova mostra, distribuita sui tre piani della sede, s’intitola «Schneller werden ohne Zeitverlust» (qualcosa come «Andare velocemente, senza perdere tempo») e scaturisce proprio da quell’opera: si dipana, infatti, intorno al modellino-scultura in scala (intitolato «Die Verwandlung», la metamorfosi) di quello storico lavoro, per ribadirne la centralità nel percorso di Mucha.
L’installazione «Mutterseelenallein», composta da 16 teche di legno, feltro, alluminio e vetro, ognuna delle quali, tranne una, contenente la fotografia di una delle sedie vuote destinate a custodi e visitatori di una passata «Große Düsseldorfer Kunstausstellung», è stata infatti esposta per nove anni nel Museum für Moderne Kunst di Francoforte, per poi passare nel 2009, grazie alla Fondazione Crt-Progetto Arte Moderna e Contemporanea, al Castello di Rivoli. Come sua abitudine, nella nuova mostra Mucha ha assemblato materiali di recupero e nuovi, come il film inedito «Hidden Tracks» e una serie di opere degli ultimi anni.
Ad accogliere i visitatori è un’installazione a pavimento: un tetto, formato da quasi 5mila coppi, appoggiati su un letto di detriti. Un’opera che attinge ai temi, amati da Mucha, della memoria, del dramma e della caducità delle cose e che al contempo, se da un lato si richiama al passato industriale del quartiere dove ha sede la galleria Rumma, sorta dove si trovava una fabbrica dismessa, dall’altro non può non evocare le immagini angosciose dei recenti terremoti.
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Erika Verzutti e Formafantasma