Image

La primavera delle aste

L'editoriale di Economia del mese di dicembre spiega le ragioni della mancanza di opere d'arte all'asta annunciate per il 2017

Bruno Muheim

Leggi i suoi articoli

Per le prossime aste primaverili internazionali di Sotheby’s e Christie’s si prevede una fioritura tardiva. Raramente a dicembre ci sono così poche anticipazioni.

Vero è che normalmente i cataloghi si chiudono a gennaio, ma perlomeno due o tre collezioni sono sempre preannunciate con un po’ di anticipo. Dicono che nel mercato i venditori dettano sempre più legge: non mi pare proprio.

L’arte pre 1880 è disperatamente alla caccia di compratori, eccezion fatta per le opere della fascia più alta di prezzo. Per il post 1880 (e principalmente per l’arte contemporanea) i prezzi elevatissimi raggiunti richiedono per l’ottenimento di opere una ricerca ossessiva da parte di esperti e altri procacciatori d’affari delle case d’asta.

Prezzi così alti dovrebbero indurre i proprietari a disfarsi al più presto di opere spesso comprate a una frazione della cifra che ora possono sperare di ottenere.

Possiamo immaginare i venditori trattare al minimo le commissioni da pagare e il prezzo di riserva futura, ma sembra proprio che costoro non siano tanto propensi a consegnare il loro bene. Ai prezzi attuali e con tutte le odierne incertezze economiche queste scelte sembrano surreali.

Un mercato con una tale scarsità di offerta non è portatore di dinamismo: potrebbe anche rallentare da solo per assenza di opportunità. I risultati meno dinamici delle Italian Sales di ottobre sarebbero anche da analizzare in questo senso: credo che non ci sia un Fontana importante che non sia passato di mano almeno tre volte in 50 anni e quasi tutte le tipologie possibili di acquirenti sono interessate a questo mercato.

Il mercato internazionale invece va ancora benissimo con, per esempio, il prezzo allucinante di «Nickelodeon» di Adrian Ghenie: oltre 7 milioni di sterline da Christie’s a Londra il 7 ottobre, con un sapore strano in bocca sapendo che Ghenie è un beniamino di Pinault, proprietario di Christie’s. Due altri quadri del pittore erano nell’asta di New York il 15 novembre.

È un’altra confusione di genere: essendo quadri di meno di dieci anni fa, il circuito dei galleristi per l’arte stracontemporanea sembra invaso.

La prossima fioritura dovrà portare frutti soprattutto a Sotheby’s che ha annunciato per il terzo trimestre 2016 una perdita di 54,5 milioni di dollari, spiegando per pagine intere di comunicato stampa che ciò è normale essendo un periodo di scarsa attività. Peccato che l’anno scorso la perdita fosse di 17,9 milioni.

Ricordiamo anche l’acquisto molto discusso di Art Agency, Partners di Amy Cappellazzo ex Christie’s (50 milioni di dollari bonus futuri esclusi), che viene annoverato per 17 milioni nelle perdite del terzo trimestre. Sempre più persone sono scettiche su questo acquisto.

La realtà del mercato del 2017 sarà molto diversa da quella del 2015, quando venne elaborato l’accordo: non è detto che la Cappellazzo abbia la bacchetta magica per introdurre nuovi acquirenti. Può darsi che sia più qualificato il nuovo azionista di Sotheby’s Linus Cheung, già ceo di Hong Kong Telecom: allora si preannunciano tempi difficili per il management americano di Sotheby’s.

Bruno Muheim, 07 dicembre 2016 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

Troppi debiti, Drahi forse costretto a cedere Sotheby’s. Più granitico il gruppo Kering di Pinault, proprietario di Christie’s

Il mondo è già in recessione ma, stando ai risultati del 2022, per l’arte il pericolo sembrerebbe ancora lontano. Ci sono segnali al ribasso e segmenti più vulnerabili, ma anche nuove geografie di collezionismo e comparti in evoluzione

L’attacco di Putin ha avuto conseguenze diverse a seconda che si parli di creazione artistica, della sua tutela, del mondo museale e del mercato

Una mostra sull’abbigliamento maschile al Victoria & Albert Museum è un’istruttiva esperienza su come e quanto il denaro della moda sia irrinunciabile per media e musei

La primavera delle aste | Bruno Muheim

La primavera delle aste | Bruno Muheim