Il titolo della mostra è lo stesso dell’installazione di sculture collocata nella prima sala, creata nel 2016 per la Kunsthalle di Winterthur. Si tratta di lavori che evocano la Grotta dei Cristalli Giganti, la Cueva de los Cristales, nella miniera d’argento di Naica, in Messico, dove si trovano i cristalli di quarzo più grandi del mondo. Arancio (Catania, 1974, vive e lavora a Londra) li ha evocati con sculture di ceramica poste su superfici di resina nera, e ha dato vita a un luogo arcano e inquietante, in cui la natura, nutrita da suggestioni animistiche, diventa teatro di fantasmi e di interrogativi.
La seconda sala ospita sculture di ceramica iridescente, smaltata a lustri metallici, realizzate quest’anno (in contemporanea con i lavori per la Biennale) dall’Antica Ceramica Gatti di Faenza. L’ispirazione, in questo caso, gli deriva dal «Lava Trees State Park», nelle Hawaii, dove si trovano tronchi di lava, frutto di un’eruzione del 1790. Alla radice dei lavori di Arancio c’è, ovunque, una singolare commistione di dati scientifici e di suggestioni mistiche e spirituali, che della natura offrono una duplice, spaesante, lettura, sul crinale tra ragione ed emozione. L’artista (la cui opera «Fashioned to a Device behind a Tree #15», 2015, è stata acquisita a Miart 2017 da Fiera Milano-Fondo Giampiero Cantoni), riesce così a far risuonare le corde più profonde che vibrano nella nostra interiorità, suggerendo al visitatore una spazialità e una temporalità «altre» rispetto a quelle esperite da ciascuno nel quotidiano.
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