L’obiettivo è: Torino capitale italiana della fotografia

Il presidente Emanuele Chieli racconta sette anni di progetti e sinergie internazionali di Camera - Centro Italiano per la Fotografia

Una veduta dell’allestimento della mostra «Memoria e Passione - Da Capa a Ghirri» (2020), Torino, Camera © Andrea Guermani
Chiara Massimello |  | Torino

Sette anni fa a Torino si inaugurava Camera, Centro Italiano per la Fotografia, uno spazio espositivo nato dalla riqualificazione di un vecchio edificio scolastico nel centro della città. Il pavimento è quello originale e le sale si susseguono una dopo l’altra per poi riconnettersi con un lungo corridoio in cui sembra di poter ancora sentire la campanella di fine ora. Lo spazio è affascinante di per sé, austero e lineare. Unico vezzo è il colore delle pareti che cambia a ogni allestimento seguendo lo spirito dell’esposizione.

A partire dal 2015 Camera ha presentato al pubblico quasi 60 mostre di fotografia storica e contemporanea, italiana e internazionale, bianco e nero e colore. Molti artisti sono passati di qua: da Carlo Mollino ad Ai Weiwei, da Francesco Jodice a Boris Mikhailov, da Paolo Ventura a Man Ray, e molte le collettive e le collezioni private, una fra tutte la Thomas Walter Collection del MoMA di New York. Più di 300mila sono stati i visitatori entrati a vedere le esposizioni e partecipare agli incontri, ai corsi e ai workshop organizzati con regolarità.

Camera è conosciuta e amata da tutti gli appassionati di fotografia. Da anni ricopre un ruolo significativo per l’educazione all’immagine e la valorizzazione del patrimonio fotografico italiano, ma ha saputo conquistarsi anche fama e rispetto internazionale. Dall’autunno del 2016, la direzione dello spazio è affidata al curatore e storico della fotografia Walter Guadagnini, mentre il presidente è Emanuele Chieli (Torino, 1972), promotore, ideatore, sostenitore del progetto fin dalla sua origine: l’anima e la guida di Camera.

Lo incontro in un bar a Torino, munita di registratore, computer e bloc-notes, ma la sua spontaneità trasforma subito l’intervista in un dialogo appassionato. Mi racconta come Camera, nonostante la giovane età, si sia conquistata una forte riconoscibilità nazionale sviluppando contemporaneamente un forte radicamento sul territorio. «Sono molte le istituzioni che, per molte e diverse ragioni, hanno inserito la fotografia nella propria proposta espositiva, ma poche quelle che in Italia conducono un approfondito e quotidiano lavoro sulla fotografia in termini di ricerca, studio e di creazione di contenuti», spiega.

Alla mia domanda di quale sia la forma giuridica e organizzativa di Camera, risponde che è una Fondazione (un’istituzione quindi di diritto privato) che può contare sul supporto economico di una pluralità di soci istituzionali («oggi Intesa Sanpaolo, Eni, Lavazza, ma domani speriamo più numerosi») e altri sostenitori e partner tra cui Fondazione Compagnia di San Paolo, Camera di Commercio di Torino, Tosetti Value, Fratelli Fantini, oltre a un centinaio di «amici» del museo. Chieli tiene a sottolineare come «a prescindere dalla natura privata della Fondazione, sia profondamente radicata in Camera la consapevolezza della vocazione pubblica della stessa, sia in termini di fruizione del patrimonio fotografico che quotidianamente Camera espone, studia e valorizza, sia in termini di “promozione e sviluppo della cultura”, come recita l’articolo 9 della Costituzione».

Alla domanda se esistano realtà simili in Europa e quali siano gli interlocutori con cui lo spazio dialoga si illumina e risponde: «Sin dalla sua costituzione Camera collabora per la formazione con una delle eccellenze mondiali della fotografia, l’International Center of Photography di New York. Inoltre le mostre ci portano preziosi scambi di conoscenza e competenza. È successo in passato con il MoMA di New York, il Jeu de Paume e Le Bal di Parigi, il Fotomuseum di Winthertur, il Foam di Amsterdam e con altre importanti realtà che rappresentano per noi fonte di ispirazione e occasione di crescita».

Quando iniziamo a parlare della linea artistico-editoriale di Camera, Chieli mi spiega che obiettivo dell’istituzione torinese è quello di aprirsi sempre di più alle nuove tendenze fotografiche e ai giovani talenti (che piacere sentirlo dire!): «Credo che Camera debba rispondere a un’esigenza. Oggi, in Italia, istituzioni e gallerie non riescono a dare sufficiente visibilità ai giovani fotografi. Dobbiamo saper creare uno spazio di aggregazione dove chiunque si occupi di fotografia possa trovare un luogo di confronto e contaminazione».

Racconta come nella piattaforma Futures Photography per la scoperta e valorizzazione degli artisti emergenti, in cui collaborano più di venti realtà europee, Camera «sia l’unica istituzione che rappresenta l’Italia con un programma specifico dedicato ai giovani talenti tramite percorsi di crescita professionale in un contesto internazionale» e proprio a Torino si riuniranno istituzioni, curatori e artisti per l’incontro annuale della piattaforma dal 3 al 5 novembre prossimo.

Ma ora che le Gallerie d’Italia hanno aperto a Torino un grande spazio dedicato proprio alla fotografia con un investimento significativo sulla città, come si posizionerà Camera e come differenzierà la sua proposta? Secondo Chieli, «l’accresciuta offerta non può che essere letta favorevolmente. Non deve farci deviare dal nostro percorso. Se, come auspicabile, sarà coordinata, non può che aumentare l’interesse generale del pubblico intorno alla fotografia e la capacità attrattiva della città in ambito nazionale e internazionale. Un’offerta più ampia sarà capace di intercettare e magari anticipare le nuove tendenze della fotografia producendo certamente risultati interessanti».

Proprio su queste colonne, qualche mese fa, Michele Coppola, executive director Arte Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo, aveva dichiarato: «Vogliamo lanciare un messaggio chiaro di collaborazione con Camera, che abbiamo contribuito a fondare e con cui continueremo a lavorare» e aveva aggiunto: «La sinergia, la vicinanza fisica, la differenza degli spazi, tutto potrà aiutare per progetti comuni e iniziative congiunte. Torino ha spazio sufficiente per entrambe le istituzioni, e magari per una bellissima passeggiata nel centro cittadino, ricco di musei come poche altre città in Italia». Sembrerebbe proprio che ci siano tutti i presupposti per veder nascere un grande centro della fotografia in Italia: Torino.

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